Una canzone “non classica”, per via di una struttura originale e di un finale piuttosto psichedelico: Daniele Bucossi si sta spingendo in là nel giocare con le canzoni e i suoni, pur partendo da basi di pop e di cantautorato contemporaneo. Gli abbiamo rivolto qualche domanda per capire qualcosa di più del suo ultimo singolo, Gli dei non sanno.
Ciao Daniele, ti va di raccontarci com’è nata l’idea base del tuo nuovo singolo, Gli dei non sanno?
Ho scritto la prima parte da solo in un momento lampo di ispirazione ma non volevo svilupparla nella classica forma canzone strofa ritornello strofa ritornello e con Alessio D’Auria siamo partiti per la tangente e l’abbiamo sviluppata nei crescendo che si sentono nella versione finale.
A che punto ti senti del tuo percorso musicale?
Purtroppo le canzoni che pubblico appartengono sempre necessariamente a un me passato spesso di mesi o a volte anni, un po’ come “le stelle già spente” di cui vediamo la luce anche se non esistono più. Ma non vedo un percorso delineato, scrivo sempre influenzato da quelle che sono le mie “fisse” del momento sia a livello musicale che testuale. Per fortuna (o purtroppo) non ho scadenze e non me ne pongo e posso permettermi di scrivere canzoni solo quando sono realmente ispirato.
Sei un cantautore romano: ti senti di appartenere alla popolosa e diversificata scena musicale della tua città oppure ti senti un po’ “alieno”?
Non mi sento alieno perché conosco i luoghi e anche qualche persona ma l’unico mio grande riferimento romano è Filippo Gatti sia con gli Elettrojoyce sia da solista, ma attualmente sembra non sia più in attività.
Ci dici qualche cosa che ti piace e qualcuna che ti fa proprio incazzare della musica italiana?
Non amo la sensazione che qualcuno cavalchi per tornaconto di popolarità e interessi personali, anche economici, questioni importanti come i diritti civili. Sono dell’idea che, nel dubbio di apparire mossi per proprio interesse , certe battaglie vadano condotte “in incognito”, come la beneficienza per capirci. Ma resta una mia personalissima opinione e non una verità.
Mi piace il fatto che la nostra lingua anche se con molte difficoltà sillabiche rispetto all’inglese a volte riesca ad esprimere in maniera molto musicale qualcosa di affine alla poesia.
Ci racconti come vedi il live di Bucossi ideale?
Una bella utopia, dentro la quale io non devo suonare nessuno strumento. La formazione ideale mi risparmio dal dirla :D
Qual è la direzione che cercherai di prendere nell’arco del 2024?
Usciranno prima le ultime canzoni di quello che idealmente era il mio disco. Poi un pezzo nuovo che stiamo mixando in questo periodo in cui il disincanto del testo è in contrasto al mood della musica.