Foto e testo di Chiara Orsetti
5 luglio 2019, 22esima edizione del genovese Goa Boa Festival. Si parte col botto, visto che l’artista di punta della serata è nientemenoché Calcutta, preceduto sul palco da Leyla El Abiri, Giovanni Truppi e Mecna. Come di consueto, l’aria che si respira imboccando la via che conduce al palco è quella della festa: i ragazzi in fila per ritirare il biglietto indossano spesso e volentieri le magliette dei loro cantanti del cuore, alcuni sono visibilmente impazienti di vederli salire sul palco. Ci sono anche quelli che hanno accompagnato l’amico o la fidanzata, che di quello che accadrà nelle ore successive non importa poi molto, ma alla fine la musica dal vivo va sempre bene per passare una bella serata… e magari si limona pure, dopo. In fondo Calcutta per limonare va benissimo.
La prima a salire sul palco e a rompere il ghiaccio in questa calda serata di luglio è Leyla El Abiri, artista genovese classe 1999. Già nota nel panorama musicale ligure, con la sua voce calda ed emozionante è destinata a sconfinare ben presto. Il suo primo album è in fase di lavorazione, ma il suo singolo d’esordio Caffè ha convinto e fa venir voglia di ascoltare ancora che cosa farà questa ragazza.
Si cambia atmosfera velocemente, con Giovanni Truppi pronto a salire sul palco insieme alla sua band: interessante vocalmente e testualmente, la performance dell’artista napoletano ha convinto anche il pubblico strettamente legato all’artista di punta della serata. Spaziando con disinvoltura dai tasti alle corde, regala i suoi brani più famosi come Borghesia, Stai andando bene Giovanni e Ragazzi, che fa cantare anche chi di lui, prima di ieri sera, non aveva sentito parlare.
Momento rap immancabile con Mecna sul palco, atteso dal pubblico delle prime file e invocato a gran voce. Classe 1987, nato e cresciuto a Foggia, con l’ultimo disco Blue Karaoke ha conquistato il suo posto nell’Olimpo dei rapper made in Italy. Memorabile l’interpretazione di Un drink o due, singolone estratto proprio dall’ultimo disco, che ha fatto cantare il pubblico ben più della durata del brano originale e ha acceso ancora di più l’entusiasmo.
Il buio di Calcutta
Un po’ di attesa, ed ecco che arriva sul palco l’artista indie più mainstream d’Italia, Calcutta. Buio, buissimo, per riprendere una delle sue canzoni, ed ecco che parte Briciole e la sua malinconica intro. È buio il palco, buia la maglietta che indossa, buie le sue occhiaie. La sensazione è quella di una tristezza velata e costante che accompagna il percorso dell’artista non solo nei testi delle sue canzoni, ma anche nel suo intero universo personale. Si prosegue poi con l’immancabile Kiwi e il suo motto Mondo caneeeee che può essere paragonato a un grido di battaglia di qualche tribù agropontina.
Le luci piano piano salgono, e il concerto scorre liscio nonostante i timori di Edoardo: Genova non si è dimostrata particolarmente clemente con lui. Al suo primo concerto aveva la febbre a 40 (e forse ancora non sapeva che prendendo due tachipirine da 500 poteva risolvere sia il malanno sia finire di pagare il mutuo di casa), e il secondo è stato impossibile perché la pioggia ha distrutto gli strumenti musicali del suo gruppo.
Le scritte sul maxischermo che accolgono il pubblico sembrano realizzate a tratti da grafici esperti e a volte da bambini degli anni ‘90 con Paint, ma sono sempre pertinenti alla canzone protagonista del momento.
Le hit del nostro caro Edro si susseguono, passando dalla sopra citata Tachipirina, Oroscopo, Cosa mi manchi a fare, Orgasmo… E mentre ascolto mi rendo conto di quanti singoli non siano singoli ma lo sembrino. Calcutta canta alla perfezione, intonato e coinvolto, ma la sensazione finale non è quella di un concerto emozionante. Il pubblico canta, ma sembra distratto talvolta, forse dal caldo, forse dalle poche parole rivolte dall’artista sul palco.
Sul finale la sensazione sembra migliorare: Gaetano e Saliva sono quasi un unico brano e sicuramente rendono onore alle aspettative, fino ad arrivare a Frosinone e al gran finale al buio col Pesto. Ueeee deficiente va a braccetto con Mondo caneeee in effetti, urla liberatorie in calde notti estive. Il concerto è finito senza drammi, “Genova non porta sfiga allora” è il commento e poi tanti ringraziamenti. Nessuna sfiga, buona la prima.















