Calcutta, i video: la degustazione verticale
Come Natale, se Natale arrivasse ogni cinque anni: tanto è passato dall’ultimo disco che il signor Edoardo D’Erme, in arte Calcutta, ha pubblicato. E’ cambiato il mondo (più volte), è morto l’indie, ma chissà che non risorga per l’occasione. Esce domani Relax, quarto album del cantautore di Latina che più di tutti è il simbolo di questa generazione di cantautori. Per la quarta volta, dopo Forse…, Mainstream, Evergreen, Calcutta sceglie una parola sola per il titolo del proprio disco (e per la terza consecutiva una parola inglese) che è atteso dai fan in modo spasmodico ma sicuramente con molta curiosità anche da tutti coloro i quali sono interessati alla musica italiana.
Ma prima di soddisfare l’attesa di novità, proviamo a ripercorrere qualche tappa della carriera di Calcutta, mettendo in fila alcuni dei suoi video migliori. Vestìti da Sandra e Raimondo, sentendo il cuore a mille, richiamando da un call center, però senza fare svastiche in centro, che non è aria.
Cosa mi manchi a fare, “Mainstream” (2015)
Dunque, per la precisione qua ci sarebbe dovuto essere il clip di Oroscopo, il successone con Takagi & Ketra che di fatto ha lanciato la carriera di Calcutta (e di Takagi & Ketra). Quello con Silvia, il prototipo della “fica indie” secondo il regista Lettieri, quella che limona con il pesce. Solo che non si trova più. Cioè, non è che l’abbiamo smarrito noi: uno cerca il video di Oroscopo su YouTube e si accorge che è stato rimosso, senza spiegazioni apparenti. Di solito queste cose succedono per motivi legali, anche se non abbiamo ulteriori notizie in merito.
E allora ecco il ragazzetto simpatico e occhialuto di Cosa mi manchi a fare, che canta in sync con il testo e che sussulta e oscilla le spalle sul “con… con… con…” La canzone mette in mostra già una scrittura che è quella del Calcutta “definitivo”: surreale e stralunato, sempre innamorato e sempre a chiedere a un’ipotetica lei di raggiungerlo, tanto quella non viene mai. Pesaro è una donna intelligente ma il video, girato da Francesco Lettieri, è ambientato a Roma, tra Centocelle e Torpignattara. Chissà se anche Torpignattara è una donna intelligente.
Pesto, “Evergreen” (2018)
Parlare dei video di Calcutta significa parlare anche di due cose: di Francesco Lettieri, che gira gran parte dei suoi clip (come quelli, all’epoca, di Thegiornalisti, di Liberato eccetera). E del fatto che Calcutta non c’è mai: la proverbiale timidezza di Edoardo lo porta lontano dai riflettori, anche da quelli che servono girare i suoi video. Tipo Pesto, secondo singolo, dopo Orgasmo, tratto da Evergreen, altro anthem in stile calcuttiano e altro filmato decisamente significativo.
Tra l’altro protagonista di una sorta di polemica: Calcutta a un certo punto dice che il video è un omaggio a Pasolini, Lettieri gli risponde: “Ueeeee deficiente” (o giù di lì). La storia, girata tutta in una sequenza unica, è ambientata sul litorale romano, a Fiumicino nel 1994, quindi oltre vent’anni e venti chilometri di distanza dalla morte di Pasolini all’Idroscalo. E di pasoliniano c’è proprio poco, forse i due tizi che non danno i gettoni al protagonista del video.
Un uomo, la sua Volvo bianca, la sua bambina con l’impermeabile giallo e una lite attraverso una cabina del telefono (non un call center), con l’attore che parla, grida, si imbelvisce, piange e si dispera. Nel frattempo la bimba approfitta della gita al mare per lanciare sassi in acqua, nello squallore di una spiaggia non proprio tropicale.
Paracetamolo, “Evergreen” (2018)
Difficile fare classifiche fra i pezzi più amati del D’Erme, tuttavia se si stilasse una top 3 ci sarebbe sicuramente in mezzo Paracetamolo, con tanti ringraziamenti da parte della famiglia Angelini e della sua Tachipirina. Il Duomo di Milano è un paracetamolo sempre pronto per le tue tonsille, ma Lettieri, che gira anche questo video e che a questo punto lo fa apposta, ambienta il tutto a Napoli, Procida e dintorni.
Anche se poi la verità del video è soprattutto il sogno: il tizio basso e con i capelli non proprio elegantemente lunghi canta la canzone al karaoke di una casa di riposo, spazza per terra, va a prendere il caffè al bar, ma nella sua mente si vede sfrecciare con la bionda barista nel mar Mediterraneo. Particolarmente spassosa la scena in cui lei, giusto un attimo più altina e più in forma di lui, lo prende in spalla per derubare un albero da frutta. L’ironia leggera ma anche empatica della canzone si trasmette perfettamente a un video che sottolinea come i brani di Calcutta siano perfetti per l’uomo medio (o anche un filino sotto la media) che però ha grandi sogni. Che non si realizzeranno mai, sfiga.
Sorriso (Milano Dateo), “Evergreen… e altre canzoni” (2019)
Esce il 7 giugno 2019 Sorriso (Milano Dateo), cioè quello che fino a domani rimarrà l’ultimo singolo ufficiale firmato Calcutta, che poi ha partecipato ai singoli di altri ma è rimasto fermo per oltre quattro anni per quanto riguarda le pubblicazioni a proprio nome. Il video, ambientato a Milano, porta con sé qualche novità. Intanto il regista: stufo di scrivere canzoni geograficamente ambientate da una parte per poi trovarsi il video girato altrove, Calcutta fa a meno di Lettieri e passa a Francesco Coppola (sulla motivazione del cambio si scherza, ovviamente).
“Police in helicopter/e non ti bacio da due anni“: il protagonista del video è lo youtuber Metroman, che incomincia la sua vicenda sotto i grattacieli di Citylife, ma che poi si muove in una Milano un filo meno scintillante e un po’ più di periferia (tipo un Tabacchi in Forze Armate davanti al quale mi capita di passare molto spesso). Milano Dateo è la fermata del passante in cui sono ambientate le prime scene del clip, che poi trova una propria circolarità con la chiusura sulla metropolitana verde, teatro di uno show di Metroman che canta il brano coinvolgendo i passeggeri del vagone. Nel mezzo l’uomo gioca a baseball, fa boxe in mezzo alla gente tipo Rocky, vive in una roulotte nei prati, guardando la metropoli da lontano.
Un’altra storia semplice e a suo modo disperata, ma di una disperazione dolce, quotidiana, vicina e in qualche modo confortante. Un po’ come tutte le canzoni di Calcutta. Chissà se da domani ce ne racconterà altre.