Momentum è il nuovo disco dei Calibro 35. L’album, in uscita il 24 gennaio per la milanese Record Kicks, è annunciato come un nuovo punto di partenza per la formazione. Se dal 2007, anno in cui prende il via l’avventura, il sound espresso dalla band si sviluppa indagando in special modo i suoni di un’epoca passata, Momentum rappresenta una riflessione sull’attualità, capace di far tesoro di ciò che c’è stato per andare oltre, col fermo intento di realizzare un’opera destinata a rimanere, senza correre il rischio di trasformarsi in una bella foto sbiadita sul fondo di un baule.
Una scelta tutt’altro che scontata per la creatura a cinque teste di Cavina, Colliva, Gabrielli, Martellotta e Rondanini, cinque personalità cardine dell’attuale scena musicale nostrana (e non solo) intenzionate a rimettersi in gioco proprio nel momento in cui si affermano su scala globale, raccogliendo attestati di stima tangibili come i campionamenti a opera di Jay-Z e Dr. Dre e, ancora, firmando colonne sonore per produzioni cinematografiche da Hollywood al Vecchio Continente, sino alla consacrazione sui principali palchi mondiali accanto a mostri sacri come Muse, Sharon Jones, Sun Rae Arkestra e Thundercat.
Calibro 35 traccia per traccia
Battiti profondi e una voce femminile che arriva da lontano: Glory – Fake – Nation apre così il disco, con un sentimento epico e robusto, alimentato da sonorità sicuramente “cinematografiche” come da buona tradizione, ma di ambito un po’ diverso rispetto al solito.
Colori del tutto black, con incursioni nella blaxploitation degli anni ’70, nel soul, nell’hip hop, nella già nota Stan Lee, che ha il featuring di Illa J e che fa pensare a un universo di riferimento che va dai Gorillaz ai Bran Van 3000 passando per Marvin Gaye.
Sentimenti e ambizioni vaste quelle segnalate da Death of Storytelling, che può sempre contare su un drumming molto profondo, per costruire un affresco molto vasto e articolato, quasi post rock.
Automata ripercorre sentieri complessivamente più classici per la formazione, puntando un po’ verso il cosmico/fantascientifico, sempre con fluidità.
Con Tom Down ci si alimenta di discorsi che scavano a fondo, soprattutto a livello di ritmica, con qualche twist sonoro qui e là.
Qualche viaggio nell’iperspazio ce lo si consente con Thunderstorms and Data, caratterizzata da schermaglie e da un groove di basso particolarmente potente. La coda, con sax incorporato, ha qualche sapore jazz, anche se poi il tutto si tramuta in una fuga impazzita nel finale.
Si torna a flirtare con soul e hip hop grazie a Black Moon, che vede l’apparizione della voce della londinese MEI. Scampoli di inquietudine filtrano da un brano molto consistente e determinato.
Cori lontani e una ritmica molto continua si mostrano invece in Fail it till you make it, una logica dell’empirismo che si esplica su un pezzo ricco di contrasti. Qualche giro semplice e criteri di stop and go aprono 4×4, che poi si lascia andare in maniera potente ed espressiva.
L’album si chiude con One Nation Under a Format, che svaria con libertà su piani differenti e con sentimenti che crescono un po’ alla volta.
Parlare di “svolta” per il nuovo disco dei Calibro 35 forse è un po’ eccessivo, ma piace molto l’attitudine a un cambiamento progressivo e al non accontentarsi mai di quanto già acquisito dei cinque (fenomenali) musicisti coinvolti nel progetto.
Si ha l’impressione che in Momentum la band abbia deciso di lasciare le briglie anche più sciolte del solito, senza farsi condizionare da generi (musicali o cinematografici), pescando dal vintage ma senza far sì che fosse l’unica fonte. E che abbia fatto bene.