Con un’attività pluriennale alle spalle nel campo della musica sperimentale, Canecapovolto presenta il nuovo album Normale. Gli abbiamo rivolto qualche domanda.

Puoi raccontare la tua storia fin qui?

canecapovolto nasce nel 1992 dedicandosi al video e alle arti visive. Qualche anno più tardi scrivemmo e realizzammo un primo Radiodramma (che fu acquistato da Radio Rai) un film senza immagini, in poche parole. Inizia un periodo di ricerca attraverso la produzione di questi lavori (sia in lingua italiana che in inglese) con la premessa che suoni, rumori, musiche e parole riuscissero a generare immagini negli ascoltatori.

Iniziammo anche a fare “field recordings” con l’obiettivo di realizzare composizioni “musicali” e anche di costituire un archivio suddiviso tematicamente (che a tutt’oggi conta quasi 3000 suoni). Quando ho iniziato a suonare mi è sembrato naturale utilizzare registrazioni microfoniche all’interno delle composizioni e cercare relazioni con la musica.

Ultimamente mi sono dedicato alle tastiere modificate con la tecnica del circuit-bending e alle prospettive musicali possibili.  Ho subito amato questa pratica perché i cortocircuiti che si vengono a creare azionando manopole e interruttori rendono queste vecchie tastiere Casio degli anni ‘80 incontrollabili e sfuggenti e perché questa non-estetica espressiva mi consente di tenermi lontano dalla retorica e dall’ambiguità delle musiche sperimentali basate sul noise.

Hai raccolto questo materiale durante molti anni di lavoro. Come sei arrivato a sentire che era giunta la conclusione per il tuo lavoro di ricerca ed elaborazione?

“Normale” racchiude vari cicli di esperienze dal circuit-bending alle composizioni realizzate con il cut-up, ai primi esperimenti con le drummachine etc. Ci sono ad esempio 2 brani realizzati collegando un sequencer analogico al pianoforte virtuale di Garage Band; in pratica la struttura armonica/melodica viene creata al volo azionando decine di interruttori e potenziometri e non suonando una tastiera.

Ho scoperto per caso che si poteva fare e devo dire che errori e limiti delle cosiddette “macchine” sono spesso molto istruttivi. Tutto ciò viene chiamato “inconscio tecnologico” ma stiamo notando che le tecnologie più recenti non concedono tutto questo spazio alla mente di musicisti e autori in genere…

“Normale” è composto di molti brani con una spiccata estetica glitch e con una “passione” per le voci interrotte: che cosa volevi trasmettere con questo tipo di composizioni?

Non sono un appassionato del glitch ma mi interessa molto la struttura della musica minimalista, in cui vengono progettate variazioni in riferimento alle ripetizioni. Alcuni brani di Normale sono basati più precisamente sul cut-up inventato da William Burroughs (vedi per esempio il cortometraggio The Cut ups del 1966 dove questo metodo viene applicato sia al montaggio visivo che a quello sonoro).

Mi piace che le parole possano essere utilizzate come suoni e strutture, al di là della loro intellegibilità e comprensione. Per il progetto parallelo The Ox sto utilizzando spesso anche voci narranti inglesi generate da un software ‘text-to-speech’.

Lavori spesso in duo: che dinamiche si formano all’interno della collaborazione con altri per una ricerca sonora che talvolta, almeno da fuori, può sembrare un po’ “autistica”?

Lavoro in duo con il progetto Kinothon (un set di improvvisazione visuale e sonora), poi ci sono Istituto No (con un chitarrista), Siddhi/cc (con un amico, musica elettroacustica) e Pragma (con una cantante e studiosa della voce, stavolta utilizzo un violoncello, microfoni a contatto e altri strumenti a corda).

Viene sperimentata ogni volta soprattutto la relazione e l’interplay con un’altra persona e questa è una grandissima opportunità in un periodo contraddistinto dalla difficoltà di “ascolto” dell’altro da noi. Con The Ox, infine, sto scoprendo quanto spazio può esserci tra la cosiddetta intelligent dance music e la musica “sperimentale”; Il cd è appena uscito, autoprodotto, e si chiama infatti “Dance that noise”.

Sono curioso di sapere com’è la resa dal vivo della tua musica: che cosa si può aspettare chi viene a vederti dal vivo?

Bella domanda. In genere gli spettatori di musiche estreme o di ricerca attendono di essere annichiliti da muri di suono o addirittura un’esperienza punitiva! E del resto sappiamo che alcuni musicisti non sono molto interessati al pubblico. Per me è diverso, gli ascoltatori di fatto completano l’opera sonora e sperimentare secondo me implica sempre la ricerca di una relazione (magari controversa) con chi ci ascolta e ci vede…

Dal vivo suono di solito tastiere modificate e batterie elettroniche proprio perché trovo divertente fare coesistere un sistema imprevedibile con uno assolutamente prevedibile. E’ tutto!

canecapovolto@gmail.com
www.scuolafuorinorma.it
https://canecapovolto.bandcamp.com/

Canecapovolto traccia per traccia

Si parte da I am all names, introduzione piuttosto inquietante con rimbalzi ritmici che fanno da sfondo a voci interrotte che parlano (prevalentemente) in inglese.

Tornano le voci interrotte a disegnare trame inquiete anche con Un ruido normal. Quuran invece si gioca tra sonorità piccole e veloci, con effetti piuttosto stranianti.

Vorticosa l’ascensione di Normale, la title track, che utilizza il pianoforte per forzare i propri assunti e disegnare panorami vorticosi.

Una voce narrante racconta su Two people arrival per raccontare sottovoce una situazione fortemente inquietante,

Radu criteria torna al pianoforte, utilizzato quasi in modo percussivo, con ritmi forti che emergono dal sottosuolo. E tracimano fino a Stricto Sensu 2, costruita sostanzialmente a loop.

Invece Continuum opera un inserimento con un organo che offre toni altisonanti, ma più inquieti che spirituali. La situazione trova una calma parziale con Locus solus, che pure ospita piccoli suoni farneticanti sullo sfondo.

Breve e a strappi la seguente Home Movie 1, che apre la sequenza in cinque movimenti di una piccola sinfonia rumorosa, con il 2 più morbido ma ipnotico, il 3 che ha suoni di stampo industrial, il 4 che arriva da lontano per fornire vibrazioni e allarme e il 5 che torna all’organo e a organizzare inquietudini sonore.

Rimbalzi moderati quelli di No image, che si muove con cautela. Rimbalzi anche quelli di The missing fire, anche se in ambiti leggermente diversi, comunque con la ritmica che domina.

Deprogram the Donald costruisce su voci ispaniche al telefono e su una percussione ossessiva.

Si procede con Death of lost data, che reinserisce le tastiere e i suoni, sempre con effetti piuttosto stranianti.

La chiusura è con Data loss, che armeggia in background collegando fruscii, mezze voci e voci intere.

Un lavoro complesso e coerente, quello di Canecapovolto, che allinea su molti strati impressioni e tendenze sonore e rumoristiche, ottenendo un’opera magmatica e articolata.

Genere: avanguardia, sperimentale

Se ti piace Canecapovolto assaggia anche: Enrico Ruggeri

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