Carmen Consoli @ Festival Internazionale di Nervi: il report

Foto e testo di Chiara Orsetti

Carmen stordisce, disarma, colpisce e ubriaca. E se la splendida cornice dei Parchi di Nervi e l’orchestra del Teatro Carlo Felice avrebbero reso unico un qualsiasi concerto di un qualsiasi cantante, la magia più grande l’ha fatta comunque la Cantantessa. Ipnotica, dolcissima, sguardo nobile e cuore esposto, si conferma una delle certezze del panorama musicale Made in Italy, anzi, Made in Sud.

La bellezza sa sempre stupire, afferma Carmen, riferendosi al luogo che l’ha ospitata: le montagne davanti e il mare alle spalle del palco, con la vastità di panorami che solo la Liguria sa offrire. E l’ironico, pungente commento “il mare porta sempre qualcosa di buono“, riferito alle vicende politiche delle ultime settimane, a cui l’artista si è sempre dimostrata sensibile.

Poche parole, eleganza nei modi, protagonista indiscussa della serata è stata, come sempre, la musica. Un’inizio chitarra e voce, con Perturbazione Atlantica, Confusa e felice e Contessa Miseria a scaldare i cuori del pubblico. Perché il pubblico di Carmen sa che quando si vive un suo live la prima parte a tenere il tempo è proprio il cuore, non il muscolo, ma quello che rappresenta.

Suona la chitarra Carmen, e lo fa come se fosse nata per farlo. Le corde toccate con le dita e con i plettri, che sembrano non finire mai. Qualche colpo sulla cassa per dettare i tempi e le pause, scandite dal respiro e, talvolta anche solo dallo sguardo. Sul palco si avvicendano i musicisti storici, Massimo Roccaforte, Emilia Belfiore e Claudia Della Gatta, ormai punti fermi per il pubblico e per la cantante.

Mandaci una cartolina, Pioggia d’aprile, e L’eccezione trasportano verso il periodo maturo di Carmen, deposta (solo a tratti) la chitarra elettrica rosa e la voglia di urlare. Ma è sulle note di ‘A finestra che il pubblico espolode di entusiasmo. Raccoglimento, breve uscita di scena, e si torna sul palco insieme all’Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova.

L’ultimo bacio e i suoi mille violini suonati dal vento sono il brano che meglio rende omaggio all’unione delle due anime sul palco. Tutti elegantissimi, di nero vestiti, con la piccola, gigante Cantantessa e il suo lungo abito fucsia, i capelli un po’ raccolti e la solita espressione svanita di una bambina impertinente che ha messo ormai la testa a posto, senza dimenticare di perderla ogni tanto.

Si prosegue sulle note di Blunotte, perla che ormai Carmen continua a regalare a ogni concerto per la gioia di fan più datati, arrivando al gran finale. Congedata l’orchestra, la Gamine Impertinente torna sul palco e torna a emozionare con l’immancabile Quello che sento, pilastro di una giovane artista ormai divenuta Donna, con la D maiuscola, e confortevole abbastanza da far trovare il coraggio di ripristinare l’equilibrio interiore prima di raccogliere le emozioni lasciate libere e tornare verso casa.

Momenti dei saluti e dei ringraziamenti, e due bimbe biondissime agitano disegni fatti da loro come pensierino per la protagonista della serata: lei le nota, si avvicina e le ringrazia, con tutto l’amore del mondo negli occhi. Sono di parte, senza dubbio, ma non c’è una ragione per non provare quello che sento e, quando si tratta di Carmen, non trovo una ragione per doverlo trattenere.

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