Noise in the Hood è il primo album ufficiale di Casta, progetto musicale di Alessandro Castagnoli (voce chitarra e synth), affiancato da Giorgio Caiazzo (batteria e pad).
Il progetto Casta nasce nel 2019 dalla necessità di dare vita vera e propria alle canzoni che Alessandro aveva scritto durante e dopo lo scioglimento dei Two Hicks One Cityman (la sua band precedente). Il loro sound è un caleidoscopio di influenze che vanno dalla musica afroamericana alle sfumature del jazz, fino all’ rnb e all’hip hop anni 90. Tra i riferimenti più importanti, maestri indiscussi del calibro di John Coltrane e Sam Cooke, fino a Dr. Dre e A Tribe Called Quest, con un occhio puntato alla new wave e al synth pop contemporaneo in stile Porches. Il tutto senza smarrire la propria direzione e con l’obiettivo di suonare il più fresco e accattivante possibile. Il progetto Casta è frutto della collaborazione di due musicisti e amici di vecchia data, con i loro gusti musicali (il più delle volte simili, spesso interscambiabili) e tante ore trascorse tra sala prove e post produzione, alla ricerca dell’equilibrio perfetto.
Casta traccia per traccia
Una partenza morbida, con atmosfere r&b, quella regalata da On & On, con evidenti influenze internazionali ma anche con un movimento plastico che anima il brano.
Molto soft e anche piuttosto malinconica la seguente All Alone, che si allinea su crismi più vicini al pop e chiude con battiti di mani. Il synth anima l’introduzione di Give it up, dichiarazione di resa che però non sembra priva di combattività.
Dopo un Interlude parlato, ecco Waiting for you, sincopata e ritmata. Con un incedere abbastanza ansioso e qualche pizzico di autotune, il pezzo si prende la scena con una certa personalità.
Si rallenta di nuovo con These Days, arricchita da suoni di arpa, o di un suo equivalente sintetico. Ma non è tutto miele in un brano anzi piuttosto scuro e amaro.
Chitarra e un certo senso di eleganza sparso per una morbida All I Got, che si appoggia a ritmi medi e ci scivola sopra. Chiusura piuttosto intima quella che si regala Doin’ so.
Buon lavoro per Casta, che si appoggia a musiche di provenienza per lo più black per veicolare canzoni con un certo grado di malinconia al loro interno.