Cisco, Alberto Cottica e Giovanni Rubbiani, “I Dinosauri”: la recensione
Esce a fine mese I dinosauri, il nuovo cd di Cisco, Alberto Cottica e Giovanni Rubbiani. I tre ex componenti dei Modena City Ramblers tornano assieme per un progetto discografico per la prima volta dal 1999, anno di “Fuori campo”. “I dinosauri” contiene dieci brani inediti, composti nei primi mesi del 2016.
È un disco folk, scarno ed essenziale: voce, bodhran, chitarra acustica, fisarmonica, a cui si aggiungono la pipe e il bouzouki di Massimo Giuntini (anche lui ex MCR) e le percussioni di Arcangelo Kaba Cavazzuti, produttore artistico del lavoro.
Cisco, Alberto Cottica e Giovanni Rubbiani traccia per traccia
Il primo brano del disco è Cosa Conta, folk placido sulle prime, con toni piuttosto oscuri, ma con qualche accelerazione. Il testo parla di cose antiche (sentite perfino parole come “operaio” e “Amazzonia”) ma non sembra fuori tempo.
Si parla di passato anche in Figurine, canzone con fisarmonica questa volta fortemente nostalgica e passatista, con un po’ di ironia ma anche molti rimpianti per un’epoca forse non così dorata come la metà degli anni Novanta (io c’ero, e tutti ‘sti trionfi non è che me li ricordi). I Dinosauri, la canzone che dà il titolo all’lp, parte da un giro di chitarra “pesante” e intenso. Anche qui si parla al passato su tessuti folk e qualche spruzzata di divertimento.
Qui decide per la strada di un folk di impronta celtica e sempre acustica molto pacifico e che richiama alla memoria alcune delle pagine migliori dei MCR. Toni intimi e un po’ di pianoforte in Regno di nulla. Si torna a un folk combattivo con Rewind, guidata da una chitarra caratterizzata da grande attività, con un ritornello piuttosto pop.
I giorni della rabbia, filastrocca oscura e, all’inizio, cantata a cappella, inserisce una breve nota noir, stemperata dalle cornamuse finali. Nostra Signora di Nebbie e Zanzare fa riferimento al territorio in maniera concreta, aggrappandosi alla terra anche quando trema.
Non sarebbe un disco degli ex MCR se non ci fosse almeno una gita centrosudamericana, e infatti ecco Le cose che porto con me, canzone di viaggio, sulle note della chitarra acustica. Si chiude con Tex, pezzo morbido che non ha la rabbia dell’omonima e antica canzone dei Litfiba, ma che omaggia con calma il personaggio dei fumetti di Bonelli.
Un album sincero, quello di Cisco e compagni e un ritorno sicuramente benvenuto. Il disco raggiunge, nei propri momenti migliori, attimi di intensità e maturità notevole. Le scelte sonore sono spesso improntate al mininalismo, cercando di non strafare e di far emergere la voce nella maniera migliore.
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