dada sutra, “EP 1”: recensione e streaming
EP 1, in distribuzione Artist First, è il disco di debutto di dada sutra. Quattro tracce di cui fa parte che il precedente singolo big boy, che vedono la luce e inquadrano così uno dei progetti meno collocabili della scena indipendente. Un mix di generi e influenze dal respiro internazionale che svelano il mondo alieno di Caterina Dolci. EP 1 contiene un mondo pieno di orrori ma anche la voglia di trovare un angolo di bellezza, non farsi schiacciare, continuare a vivere, sentire, evolvere.
Dare forma a EP 1 è stato un processo lento, e anche a tratti sofferto. Molte canzoni sono nate insieme a Vincenzo Parisi in un momento per entrambi di grande trasformazione e di ricerca del proprio territorio, perciò i quattro brani che formano l’ep hanno in sé queste qualità di sperimentazione e di metamorfosi in atto, di mostro a metà tra una forma e l’altra. È una mostruosità che c’è anche nei temi trattati, che appartengono a una visione di un mondo distopico, con testi che parlano di prigione e sorveglianza, violenza sessuale, ansia, alienazione.
Ma per me, per noi, fare musica insieme e scrivere queste canzoni è stato un po’ come stabilire una Zona Autonoma Temporanea, un ambito in cui metterci al riparo da tutto ciò e provare a liberarci dai condizionamenti e dalle aspettative sociali, fondare la nostra norma.
dada sutra traccia per traccia
L’ep si apre proprio con big boy, episodio curioso e caratterizzato da voce carezzevole e percussioni invece piuttosto secche, in un andamento complessivo sinuoso e avvolgente, ma con qualche tratto di dramma.
Non meno scuri i colori di panopticon, che si muove in una palude sonora che assomiglia al jazz, al blues e al soul senza tuffarsi totalmente in nessun genere. Un’allure fascinosa e vintage si alza in un pezzo che ha un che di teatrale.
Qualcosa delle atmosfere dei Massive Attack e del Bristol Sound filtra fino a do you still have those pills?, una domanda e una richiesta che non a caso assume connotati psichedelici.
Si chiude con leatherman, che assume tratti grotteschi, pur poggiando su solide fondamenta sonore e di drumming, ma con piccole sorprese sempre dietro l’angolo.
Progetto molto interessante, quello di dada sutra, in grado di cambiare agevolmente scenario e di regalare squarci di talento sparsi anche in quattro sole tracce, presumibile preludio a ulteriori uscite non molto lontane.