dada sutra, “questo amore mortale”: recensione e streaming
Esce su tutte le piattaforme digitali in distribuzione Believe Music Italy, il primo disco full length di dada sutra, il progetto dell’alter ego della cantante e musicista Caterina Dolci (attualmente anche nella formazione de Le Bambole Di Pezza). Un album in italiano a due anni di distanza dal precedente ep 1, e già anticipato dai singoli DIVA (mitante nella playlist Rock Italia di Spotify per oltre un mese), LE CURE e PRINCIPE.
questo amore mortale ha un titolo preso in prestito dal famoso murale berlinese del bacio tra i politici Honecker e Brežnev, e vuole essere un inno alla disobbedienza e alla ricerca di spazi di guarigione in un mondo infettato da oppressione, genocidi e distruzione ambientale.
Parla della necessità di inventarci nuovi miti, nuove divinità che non siano complici di crimini o malate di indifferenza, riscrivere una storia che non sia solo la verità parziale scritta dalla cultura ufficiale e dalle classi dominanti, che sia una storia di speranza e rigenerazione.
È anche una riflessione sulla morte nell’ottica dei nativi americani, secondo cui la vita è ciclica, e la rinascita è sempre possibile finché la Terra continua a prosperare: «may our utopia be a future on Earth» è la frase dell’attivista indigena Txai Suruí che ricorre come found audio in vari punti dell’album e che ne è un po’ il tema centrale.
dada sutra traccia per traccia
Si incomincia da i, singola lettera smilza (ma anche numero ordinale romano) che apre gli orizzonti sul disco con un mantra dai suoni teutonici, prima che un cantato corale e crescente si impossessi della traccia. Citazioni da un antico Celentano sono stravolte da un panorama fantascientifico e apocalittico.
Ragiona di maestre elementari DIVA, che accumula ricordi presumibilmente lontani e inquietanti su un’ambientazione sintetica, tesa e dai riverberi post punk.
Abbastanza punk senza post invece, almeno come attitudine, LE CURE, alla ricerca di erbe, di tocchi, di santi che guariscano. Una modalità stravolta e ipercinetica per una salvezza che assomiglia a un miraggio.
Inquietudine a pacchi anche per l’introduzione di mio dio, aiutami a sopravvivere a questo amore mortale, strumentale che ha il titolo e il mood, e in parte il sound, da colonna sonora di un thriller anni Settanta.
Eccoci a ii, che parla di nuovi modi di amare e che si espande questa volta con una certa calma, ma anche lavorando molto all’oscuro e nei sotterranei. Arrivano poi le sensazioni mescolate di Berlino Est, che parla di guerra fredda, citando i Beatles e mescolando riferimenti storici e personali.
Questioni di volontà su una variegata, movimentata e jazzata manifesto, che segue strade mentali tutte sue, facendosi insinuante. Così come la seguente PRINCIPE, che serpeggia a lungo prima di elevarsi alla luce in modo graduale. Il brano si dipana in modo curioso e ondeggiante, avvolgente e inebriante.
Il leit motiv prosegue con iii, più danzata e mossa, con un qualcosa di bowieiano nelle vene. L’album chiude con una particolare Zacatecas, che gioca con falsetti e bassi profondi, parlando delle porte dell’alba ed espandendo un po’ alla volta gli orizzonti.
Ottimo il primo lavoro di dada sutra, che lascia spazio a creatività e ispirazione senza porsi troppi limiti e ottenendo un disco coerente nel suono e nelle idee. Che sono chiarissime, anche quando il sound pesca invece nelle emozioni più buie.