Danilo Taddei, “Primo”: recensione e streaming
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danilo taddeiPrimo è l’album d’esordio di Danilo Taddei, prodotto da Paolo Messere e pubblicato per Seahorse Recordings. L’album è frutto di una serie di autoproduzioni dello stesso cantautore e racchiude in sé una sorta di raccolta di anni di ep e brani lasciati dentro un cassetto che hanno visto luce grazie alla guida di Paolo Messere e alle sue indicazioni artistiche. Folk, elettronica, alternative, perfino influenze hip hop entrano nel percorso da cantautore sui generis di Taddei. Primo racchiude brani scritti tra il 2003 e il 2016.

Danilo Taddei traccia per traccia

Si parte da Rum, cantata con voce un po’ lugubre ma con sonorità che per contrasto suonano piuttosto allegre. Canzon@ ribadisce sia le caratteristiche della voce, sia l’attitudine da cui non manca mai un po’ di ironia, qui pasticciata con mescolanze angloitaliane. A te configura una ballad parzialmente elettrica molto sghemba e laterale.

Recitato/rappato caratterizza la molto elettrica e aggressiva Nice Shot, mentre Than Yesterday sceglie strade rock-blues più fluide e l’inglese per tutto il cantato. Release Me sceglie suoni minimal ed elettronici (nella prima parte ci si limita alla voce e a un clap).

La voce sgraziata, a volte stentata, sempre curiosa di Taddei si erge a protagonista di Impossibile, che acquista caratteristiche espressive del tutto particolari con l’aiuto di un giro di chitarra e di un background per lo più elettronico. Beautiful torna all’inglese e a toni molto più tetri, un po’ alla Tom Waits. Incontri ha un approccio rock, sorretto da un giro continuo e intenso della chitarra.

Dove coniuga la propria malinconia con sonorità elettroniche distese su soundscape orizzontali e allargati, salvo poi inacidirsi all’improvviso nella seconda parte. Con Dark Scarlet Cloud (A Strange Kind of) l’atmosfera si fa sepolcrale e molto densa. Bestia non cambia molto il mood, che qui è sorretto da un giro quasi barocco di chitarra e da un’espressività struggente.

Addio, come annuncia il titolo, prosegue la striscia di canzoni non proprio ottimiste. Il clima si rialza con Blues, che è effettivamente blues, ma di quelli che si sporcano facilmente, anche con tratti elettronici. Per contrasto si chiude con l’acustica e intensa E tu Aria.

Un disco senza dubbio particolare, con caratteristiche interessanti, quello di Danilo Taddei. Benché “figlio” di lavorazioni pluridecennali, il disco è tenuto insieme dalla voce singolare di Taddei, e da uno stile per lo più convincente.

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