[bandcamp album=705483428 bgcol=FFFFFF linkcol=4285BB size=grande] dartoSi chiama Human Giving il nuovo disco dei Darto (Aagoo Records), band americana che è l’ospite di oggi di #TRAKSTRANGERS. Gordon De Los Santos, Gregory Flores, Candace Harter, Nicholas Merz hanno registrato Human Giving tra il settembre 2015 e il gennaio 2016 tra Cle Elum (stato di Washington) e la loro casa a Seattle.

“Non abbiamo suonato e siamo andati a fatica ai concerti per un anno e mezzo, in modo da poter scrivere e registrare l’album”, dice Gordon De Los Santos. “L’album proviene dai luoghi in noi dove la speranza e l’amore esistono. Dove l’attenzione non è sul sé e dove tutto è possibile. Gli esseri umani si donano ad altri esseri umani. Il potere di ascoltare su tutti i fronti. L’effetto desiderato è e doveva essere quello di portare la speranza, in qualsiasi forma”.

Darto traccia per traccia

Dopo l’introduzione (anzi, l’allunaggio della navicella) con GLDS, si parte con i ritmi lenti e avvolgenti di I Am, che porta con sé molte stimmate di quella linea di continuità che parte dai Velvet Underground, prosegue attraverso gli Yo La Tengo e non si interrompe mai del tutto.

Si esce dalla sfera di oscurità con Omniscient, contrassegnata da dinamiche luminose e in cui le opzioni sintetiche offrono un approdo sicuro alla voce. Si torna alle distorsioni con Fell Ill, in cui il cantato, stavolta maschile, non può che far pensare a Nick Cave, in una sorta di crooner song dalle percezioni tremolanti.

La breve Truss è un recitato su un passo che è quasi di flamenco, però elettrico ed elettronico, con una notevole carica di pathos. No Self sceglie strade del tutto diverse e gioca con qualche piccolo esperimento vocale, conformandosi in modalità strambe, tra Kurt Weill e il West.

Human Becoming è un altro recitato, stavolta su musica dolce, con potenzialità psichedeliche che rimangono soltanto suggerite. Si torna ai toni da crooner, con Character Study, ricca di risonanze profonde e sensazioni apertamente rock.

All’interno di Guiding Light il fantasma dei VU risorge, tra momenti sonori minimal e improvvise salite di tono, tra luci che balenano all’orizzonte per rischiarare una notte nera, ma non senza speranze. Si parte a bordo di un giro di basso con Aging, pezzo dalle influenze new wave, semplice ma tremendamente efficace nella sua linearità.

Levare e battere costruiscono WithinWithout, canzone di contraddizioni con le sensazioni dei fiati che dipingono un background incombente, ma con movimenti dissonanti che si avvicinano in modo pericoloso. Alla fine si scoprono le parentele della canzone con Joy Division, Bauhaus e con le sonorità che stanno tra industrial e noise. Si chiude con una curiosamente angelica American Storyteller, in un finale straniante e ironico.

I Darto pubblicano un disco potente, notevole e corroborato di molta sostanza. Dodici pezzi composti in modo ispirato ed eseguiti lucidamente, per uno di quei classici album che si vorrebbe risentire immediatamente dopo averlo ascoltato la prima volta.

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