Deaf Kaki Chumpy, “Stories”: recensione e streaming
I Deaf Kaki Chumpy sono un gruppo di diciotto giovani musicisti di Milano che usa la musica per raccontare le loro Stories: 4 voci, 6 fiati, 2 batterie, synth e live electronics sono solo alcuni dei colori che questo eclettico organico ha a disposizione.
Muovono i primi passi tra le aule della Civica Scuola di Musica, uscendo nell’aprile del 2017 con il loro primo disco, con il quale iniziano a farsi conoscere in importanti realtà italiane (AH-UM Festival, Jazzit Fest, Piacenza Jazz Fest, FIMU Festival).
“La prima parola che mi viene in mente ripensando ai nostri brani e all’epopea di questo nuovo ep è “resilienza”: la capacità di trasformare le proprie sventure in energia positiva. “Stories”, nella sua interezza, rappresenta al meglio questo concetto e ci rappresenta come grande, meravigliosa ed imperfetta famiglia, in tutti i nostri suoni e i nostri colori”. (Emma Lecchi, cantante)
Deaf Kaki Chumpy traccia per traccia
Si parte da lontano con Turn On The Light, che dopo un’intro mescolata fa emergere un rappato consistente, un sax malinconico, un recitato e molti elementi che sono gettati via alla fine del brano, che delira tra jazz e circo.
Anche Haydée ha un’intro, nonché tre “movimenti”. L’intro che gira sul pianoforte prima che gli altri strumenti si facciano gradualmente sentire e aumentino la pressione. Poi, con Dantés, entrano le voci e regalano una sostanza piuttosto funk al discorso, in un crescendo morbido e organico.
Invece la parte dedicata a Parigi è terribilmente elettrica e la chitarra esprime i propri dolori e sentimenti estremizzando i suoni. Ma c’è anche spazio per ulteriori climax, in un crescendo emozionale che pesca indifferentemente dal jazz, dal prog, dal blues, dalla classica e da un’altra mezza dozzina di generi.
Tempo di placare gli istinti con I Santi, ultima e più breve parte di Haydée condotta in porto da pianoforte e cori dolci.
Shake it Up ritorna a pescare a piene mani nella black, qui soprattutto versante soul con armonie vocali ma anche con qualche accenno funky. Il brano cambia leggermente pelle, aggiungendo anche qualche piccola puntura electro, nella seconda parte.
Si chiude con una rilettura di Ed Sheeran con Thinking Out Loud (Deaf Kaki Chumpy Band Version): e quando dicono “band” intendono proprio tutta la banda, con un risultato avvolgente, vintage ma anche vivificato da un inserto rap intenso.
Coinvolgente anche se non per tutti, il disco dei Deaf Kaki Chumpy rappresenta un’ottima e riuscita combinazione di idee e sonorità diverse. L’armonia, in questo lavoro, è notevole quanto l’originalità di concezione ed esecuzione.