denteCanzoni per metà è il nuovo album di Dente, disponibile per l’etichetta Pastiglie e distribuito da Sony Music Entertainment. Il cantautore di Fidenza arriva al sesto album, dieci anni dopo l’esordio di Anice in bocca, e dimostra di adattarsi perfettamente a quest’epoca frammentata e frettolosa, costruendo un disco di brani flash e di immagini rapide.

Dente traccia per traccia

Dopo l’introduttiva ma già discretamente appuntita Canzoncina, si procede con l’elencazione di Geometria sentimentale, un po’ gaberiana, mediamente veloce e incalzante, costruita per crescere, dal punto di vista sonoro. Si comincia con il pianoforte invece in Come eravamo noi, soffusa di nostalgia, semplice e breve.

Attacco e fuga si gioca il proprio minuto e mezzo viaggiando in acuto, per lo più sintetica ma molto fresca. Si affrontano svolte leggermente più cupe con Cosa devo fare, scelta come singolo, guidata dalla chitarra acustica ma anche costellata di suoni fantasiosi fuori quadro. La rotaia e la campagna prosegue con un piccolissimo fotogramma.

I fatti tuoi riprende il discorso acustico, con qualche pizzico di De Gregori. Dopo il nuovo intermezzo di Curriculum, ecco Appena ti vedo, un minuto passato sulla scia di Rino Gaetano. Se non lo sai ricade su materassi di malinconie, e fa pensare un po’ a Beck, mentre regala voci languide e accordi semplici di chitarra.

Più altisonante Senza stringerti, anche grazie alle tastiere di impronta vintage, di nuovo improntata a discorsi intimi. Il padre di mio figlio si dimostra più incisiva, pur con un atteggiamento sempre melodico e tranquillo. La convivenza, non sempre pacifica, di tristezza e di sonorità mosse e quasi allegre prosegue con la pseudo-orientale Ogni tanto torna.

C’è tenerezza (ma non solo) ne L’ultima preoccupazione, cori e acustica. Ancora pizzichi di cantautori antichi si distribuiscono su Noi e il mattino, canzone anti-generazionale, in cui prosegue il dualismo tra pubblico e privato. Impalcatura porta avanti il discorso con piccole pulsazioni progressive. Le facce che facevi ha un passo compassato, benché leggermente bipolare.

Fasi lunatiche procede per immagini successive e fa pensare di nuovo a De Gregori. Note languide quelle di L’amore non è bello, che torna a far ricorso all’elenco, con un po’ di ironia leggera sparsa come zucchero a velo. Si chiude con Senza testo 2.0, dolce ma resa isterica dal battere sulla tastiera.

Si potranno criticare a sfinimento e i cantautori di oggi, e la scena indipendente, e anche Dente. Però, senza voler fare paragoni blasfemi, bisogna tornare agli anni Settanta per trovare una generazione di cantautori italiani capace di produrre tanti risultati differenti, tante voci diverse, tanti risultati di valore. Dente con il suo sesto album si dimostra in grado di intercettare alcune delle ansie del presente e di trasformarle in piccoli ritratti efficaci, magari non sempre innovativi, però maturi e molto sensati.

Se ti piace Dente assaggia anche: LinFante

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