Diciassette anni dopo Anice in bocca arriva Hotel Souvenir, ottavo disco di inediti della carriera di Dente. Tutto è cambiato nella vita dell’ex perito elettronico di Fidenza, ma anche nella musica italiana. Eppure gli argomenti rimangono stabili, tra ricordi, nostalgie e molti sentimenti.
Dente traccia per traccia
Un po’ di blues e di energia morbida pervade Dieci anni fa, che apre il disco con una melodia che si fa vasta e nostalgica fin dalle prime battute. Una conversazione fra due persone che si ritrovano e parlano di ricordi e di dolori forse non del tutto passati.
Pianoforte e archi invece per la dolcissima e tristissima Cambiare idea, già presentata come singolo. Idee che cambiano e porte lasciate aperte sul passato riempiono un brano molto struggente.
Allegria del tempo che passa mette su un po’ di bossa mescolandola con altri ritmi, per parlare della “stupida paura di stare bene”. Il Tropico triste di Dente si allarga, con qualche spunto sonoro vintage e qualche citazione.
Si sale di ritmo con Discoteca Solitudine, quasi un ossimoro comunque un po’ ballato, abbastanza anni Ottanta, ritmato e moderato nelle sue malinconie. Le promesse dell’amore prendono strade anche surreali ma comunque leggere.
Un incipit quasi da Burt Bacharach dà il la a Un anno da dimenticare, orchestrale e avvolgente. Galleggiare o annegare? Meet el Presidente, con un programma elettorale piuttosto articolato, declinato su ritmi rapidi e su un beat sbarazzino.
E’ uscito dalla nebbia, Dente, e ha incontrato i Post Nebbia con cui ha realizzato La vita fino a qui, altro pezzo di malinconia con archi a cascata. La voce di Corbellini aggiunge ulteriore reticenza al brano: “o esco di casa/o esco di scena”.
Nuove abitudini necessarie si incontrano ne L’abbraccio della Venere: una richiesta di dialogo e di fantasia assume forme sincopate, con l’aggiunta del sax. “Io trovo sexy il fallimento/e la spina dorsale/e la tua voce nell’auricolare”: versi e accostamenti molto “alla Dente”, in un pezzo piuttosto peculiare.
Ci sono Fulminacci, Giorgio Poi, Colapesce, VV, Ditonellapiaga, Dimartino e Dente nella stessa canzone: non è una barzelletta ma è Il mondo con gli occhi, sorta di filastrocca a più voci che aggiunge un tocco di giocosità al disco.
A chiusura tornano il pianoforte e la malinconia, in una sorta di lettera a una ragazza: Un viaggio nel tempo è l’ultima ballad, esortativa e in fondo ottimista, nonostante un finale non proprio allegro.
Cosa c’è di diverso da vent’anni fa? Difficile o facilissimo rispondere alla domanda di Dente, che nel suo Hotel mette tutta una serie di Souvenir che però non stanno lì a prendere polvere, ma si agitano e muovono fantasmi nella memoria. Tutto però senza spaventi: c’è moltissima dolcezza nelle constatazioni del cantautore, che rilegge le proprie nostalgie con uno sguardo forse un po’ rassegnato. La risposta alla domanda “Cosa c’è di diverso”, comunque, è facile ma non conclusiva: “E’ la stessa solitudine”.