Vittorio Cosma, Gianni Maroccolo, Riccardo Sinigallia, Max Casacci rappresentano una bella fetta dei dischi significativi pubblicati in Italia negli ultimi trent’anni, sia come musicisti, sia come produttori.
Da qualche anno hanno messo in piedi una superband diversa dalle altre: i Deproducers oggi portano in giro con Telmo Pievani DNA, che è un disco ma anche uno spettacolo di divulgazione scientifica e di sostegno all’AIRC, l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro. Abbiamo intervistato Vittorio Cosma, che di recente insieme a Pievani è stato ospite al Quirinale (con tanto di selfie con Mattarella pubblicato su Facebook) per approfondire il progetto.
Partirei dal progetto con AIRC: com’è nato e quando vi siete resi conto che una semplice raccolta di fondi o sensibilizzazione non vi sarebbe bastata?
Diciamo che questa non è stata una nostra volontà: l’AIRC è venuta a vedere i nostri spettacoli precedenti e ha trovato che fosse un buon modo di promuovere le proprie attività. Noi ci siamo anche fatti lo scrupolo morale di chiedere del denaro per organizzare uno spettacolo invece di darlo alla ricerca ma ci hanno fatto presente che spendono cifre più vaste per attività che magari sono meno puntuali della nostra.
Noi stiamo facendo un lavoro di promozione della ricerca tout-court, proprio spiegando perché è da aiutare. C’è un brano che si chiama Serendipità e spiega che, come diceva Lennon, la vita è quel che ti accade mentre stai facendo altro. E bisogna finanziare la ricerca perché gran parte delle scoperte fondamentali per l’umanità, dalla penicillina ai raggi X, alla chemioterapia sono stati scoperti cercando altro, facendo ricerca pura.
Quindi siamo felici di spiegare perché la ricerca pura deve essere finanziata. E poi di spiegare tante altre cose sia riguardo al cancro sia alla genetica.
“DNA” è un disco che accoglie le suggestioni della genetica e le trasforma in qualche modo in suono. Quali sono state le fonti di ispirazione che avete utilizzato?
E’ un’operazione serendipica anche questa. Io appendo sul muro dello studio dove registriamo di solito gli argomenti che ho scelto insieme allo scienziato, che mi sembrano evocativi e giusti per un disco. Ho scoperto cos’era il calendario quantico di Sagan, che mi piaceva molto come idea, che paragona l’evoluzione della vita sul pianeta Terra a un anno solare. E scopriamo che l’homo sapiens appare l’ultimo giorno dell’anno alle 23 e 40, quindi con lo champagne già pronto da stappare.
E’ interessante capire da quanto poco noi siamo su questo pianeta e quanto noi dovremmo essere rispettosi verso le altre forme di vita perché noi dipendiamo fortemente da tutte le altre forme di vita.
Questo è un esempio. Quindi suoniamo liberamente ispirati dalle cose che io appendo sul muro o che racconto anche ai miei esimi colleghi. Automaticamente si capisce qual è l’argomento giusto per l’evoluzione, se c’è un ritmo un po’ più incalzante funziona. Ci sono dei paralleli che nascono quasi spontanei tra la musica e la parte testuale.
Vorrei che raccontassi a grandi linee che tipo di spettacolo state portando in giro per l’Italia, visto che non si tratta proprio del classico concerto.
Sono ormai sette anni che portiamo in giro una modalità diversa nel fare lo spettacolo dal solito. Noi abbiamo tre linguaggi: quello musicale, visto che siamo quattro “maturi” compositori e produttori, e diciamo che uno può aspettarsi della buona musica. Libera, anche un po’ psichedelica, non vincolata a forma canzone o a forme particolari. Quindi è già interessante quello.
Poi c’è il linguaggio testuale, che a volte viene raccontato dallo scienziato da solo, mentre noi facciamo delle piccole sonorizzazioni. Oppure lui parla quasi come una sorta di cantato sui brani musicali che noi facciamo. E il terzo linguaggio sono le immagini.
Questi tre linguaggi cercano di raccontare in maniera emotiva , razionale e visiva i concetti di cui stiamo parlando. Ed è una bella esperienza, perché non è canonica. Abbiamo fatto anche delle ricerche, e siamo un po’ gli unici in questo momento a fare divulgazione scientifica rigorosa attraverso la musica e le immagini.
L’attualità chiama, proprio per quanto riguarda il rapporto tra scienza, opinione pubblica, emergenza climatica e (finalmente, se posso dire) manifestazioni di piazza delle nuove generazioni. Capisco che l’argomento è vasto ma vorrei sapere che cosa ne pensi tu.
Io personalmente, ma posso farmi anche portavoce per gli altri, a una certa età penso che sia anche quasi doveroso parlare responsabilmente anche alle nuove generazioni e prendere una posizione, che tutti fanno fatica a prendere.
Quindi noi con Planetaria per esempio parliamo del fatto che la Terra è l’unico pianeta che abbiamo. Benissimo la ricerca di esopianeti ma preserviamo l’esistente, è unico ed è un gioiello. Noi ne parliamo con gli astronauti che ci hanno raccontato la stessa cosa. Con Botanica, con Stefano Mancuso che è molto schierato anche, noi siamo assolutamente paladini del creare la “nazione delle piante”.
All’inizio dello spettacolo io mi sono inventato questa cosa: immaginate che arrivi uno che vi dica che sta brevettando questa nuova macchina che purifica l’aria, regola la temperatura, non necessita di manutenzione, utilizza solamente l’energia del sole e le energie rinnovabili, tutti i suoi prodotti di scarto non soltanto non inquinano ma sono altamente nutrienti e sono la base della catena alimentare di tutti gli esseri viventi. Non hanno neanche bisogno di essere costruite: si autoricostruiscono una vicino all’altra…
Tutti si alzerebbero per comprare il brevetto di queste macchine prestigiose. Ma queste macchine esistono e si chiamano “alberi”, ed è assurdo che tutte le città non ne siano ricoperte. Il nostro non è neanche un punto di vista politico, ma razionale: siamo seduti su un ramo e lo stiamo segando. Mi sembra una cosa folle: non è neanche una presa di posizione estremista, ma in questo momento forse le battaglie devono essere combattute anche per queste cose elementari e noi siamo felici di essere in prima linea.
Una curiosità: visto che vi vedo come quattro “umanisti” qual è stato fin qui il vostro rapporto con lo studio della scienza, scuola compresa? E chi è il più secchione dei quattro?
“Secchione” è una parola grossa e penso nessuno, forse Casacci ma non gli ho mai chiesto come andava a scuola… Io ero il classico “è intelligente ma non si applica”, ma sono sempre stato appassionato. Soprattutto di tutto quello che riguarda l’umanesimo, ma anche la matematica la vedo come molto umanista.
L’approccio è interessante perché abbiamo un serbatoio di concetti e pensieri altamente filosofici e altamente politici. Ti faccio un esempio: su DNA è saltato fuori che la differenza di replicazione, l’errore, la diversità sono la chiave dell’evoluzione. Quindi questa cosa non la dice l’Arcigay ma la scienza: senza la diversità non ci sarebbero salti evolutivi, perché saremmo degli esseri monocellulari.
E’ nelle cose essere politici, noi cerchiamo di fare proprio questo ragionamento. Perché poi facilmente si cade nei cliché, anche molto grossolani, di essere un po’ di sinistra, radical chic: no, lo dice la scienza, non lo diciamo noi, e questo è il nostro punto di forza.
Ovviamente non si conosce il futuro e ognuno di voi ha carriere molto ben avviate. Ma se fosse per te quali sarebbero i prossimi passi e le evoluzioni future dei Deproducers?
Ma guarda, ne stiamo già parlando, siamo quasi come la Pixar dei primi giorni che aveva già sette-otto film… Abbiamo già dieci argomenti di cui parlare che sarebbero interessantissimi. Ovviamente ci deve essere una sinergia anche di cose: dobbiamo trovare lo sponsor giusto che sia etico, dobbiamo trovare lo scienziato giusto.
Diciamo che ci sono alcuni argomenti che ci starebbero molto a cuore, come l’energia, la robotica, l’intelligenza artificiale, ci è stato proposto di tutto e di più. La geografia, in quanto geografia politica significa migrazioni, risorse. In un momento di grande superficialità, soddisfazione soltanto dell’individualismo e del “qui e ora”, penso che ci sia proprio bisogno di riproporre argomenti di sostanza.
E poi ti vedi un bel concerto, portandoti a casa dei concetti, delle idee, un modo di pensare diverso. E penso che sia una responsabilità per chi fa questo mestiere, a una certa età.
Deproducers: le date del tour
2/11 Genova
23/11 Napoli
29/11 Milano
11/3 Bologna
22/4 Fasano
24/4 Torino