Dieci cantautori per finire al meglio il 2024

E per quanto possa cambiare il mondo, per quanto si possa passare dall’indie-pop alla trap e poi a chissà cos’altro, l’unica certezza che abbiamo nella scena musicale indipendente, e che le parole saranno sempre importanti, forse quasi quanto la musica, e che la figura del cantautore sarà sempre estremamente affascinante. Abbiamo identificato dieci nomi, questa volta al maschile, che di musica e parole sembrano sapere molto, che ci hanno conquistato in questo 2024 denso di uscite, e che dovreste veramente recuperare prima della fine dell’anno. Pronti a prendere appunti?

Pagano

Con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così che abbiamo noi prima di andare a Bruxelles: Pagano (nome di battesimo: Mario) è un cantautore, italiano ma residente in Belgio, che ha appena pubblicato il suo primo ep, Una vita troppo onesta, omonimo del singolo che lo ha anticipato. La copertina del singolo è un cerchio imperfetto, ma la foto più rappresentativa vede il cantautore al pianoforte, ma immerso in fogli che svolazzano, un caos controllato nel quale sembra trovarsi perfettamente a proprio agio. E in effetti quella che descrive nelle sei canzoni del suo esordio non è un’esistenza tranquilla e regolata: ci si muove in scantinati e club fumosi, in ambienti un po’ noir ma ricchi soprattutto si spaesamento, di voglie di fuga, di costrutti esistenziali pieni di domande e vuoti di risposte. La grande tradizione del cantautorato sghembo, che dalle nostre parti ha sempre avuto lustro (ma non sempre fortuna) con i vari Ciampi, Tenco, Conte e compagnia, acquista un’unità in più.

Wut

Wut è quella parte di noi che al liceo stava in disparte, ascoltava i Verdena e i Joy Division, e affondava nelle felpone, e pensava che bastasse riempire diari infiniti di pastrocchi, per essere definiti artisti e scrittori. Wut è quello che avremmo amato, in quegli anni di disagio e vestiti larghissimi, di sentimenti sconnessi e canzoni stonate da urlare in macchina. Wut, in precedenza già conosciuto come International Washing Machines, ci culla in singoli bassocentrici, con i synth come negli anni Ottanta, come quelli che ti entrano nello sterno e ti fanno amare la vita di nuovo e ballare da soli, in una cameretta al buio, con le cuffie senza far rumore. Più che un cantautore, forse un mood: l’adolescenza, le ragazze dei libri tristi, gli amori impossibili, i raduni emo, l’oscurità e la malinconia che solo alle superiori avete provato. Un progetto catartico, e bellissimo. 

Eraldo Corti

Pare che l’input per il nuovo brano, Canzoni francesi tristi, sia arrivato a Eraldo Corti da un’amica, che gli ha chiesto di scrivere appunto una canzone francese triste. Ma Eraldo, che dev’essere un bel tipo, ha scritto una canzone né francese né triste ma le ha appiccicato un titolo che è anche uno specchietto per le allodole. Anche perché il brano porta con sé ironia e dolcezza. Un seguito ideale per la precedente Catrame e per una carriera composta qui da uscite tutto sommato non esageratamente frequenti ma senza dubbio sempre significative. “Senape in grani per noi tipi strani” è il primo verso della canzone, ed è già un incipit che spiega molto dell’andamento di un brano morbido, che abbraccia e porta via con sé. In attesa del primo album, che ci dicono in arrivo tra non moltissimo.

Ascari

Artista trans che non fa dell’essere trans il centro del sua comunicazione (cosa non scontato, e che abbiamo notato solo in seguito aver trovato progetto): Ascari è un ragazzo di provincia, di quelli che guardavamo storto, e che avevano veramente tanti bei dischi. Un concentrato di influenze musicali internazionali, la psichedelia e il cantautorato che si mischiano in un incontro rischioso alla pompa di benzina, un passato recente che vede Ascari collaborare anche con Gianluca De Rubertis e Francesco Bianconi, eppure con quella scena Ascari sembra avere poco a che fare, giocando con i suoni e con le parole, e descrivendo un paradiso artificiale inquietante ed urbano. Quella di Ascari in Paradisi Artificiali, è una danza macabra che ci accompagna con le parole, elenchi di cose che ci portano in un tunnel oscuro, di artifici nucleari, paradisi solitari. Se qualcuno fosse in grado di descrivere perfettamente un’ossessione, Ascari sarebbe quel qualcuno, tra i migliori e autentici (non artificiali!) cantautori di questo complesso 2024. 

Torchio

C’era incertezza, pare, sul titolo della nuova canzone di Torchio: la sua “squadra” premeva per La timidezza, che del resto è l’argomento principe del brano. Ma il cantautore alessandrino ha deciso di forzare un po’ la mano e ha deciso di chiamarla Provo ribrezzo: si penserebbe a una canzone particolarmente schifata, e invece ci sono archi, ritmi sostenuti e una certa dolcezza in un brano che tende la mano e non schiaffeggia. Anche se si parla di contraddizioni e di libertà, in un brano fluido e ricco di dinamismo. L’esperienza non manca al cantautore, eppure evidentemente non basta l’esperienza a superare sentimenti e situazioni collegate a ribrezzo e timidezza, che forse non si superano mai. Ma alla fine si può provare sempre a cantarci sopra.

Conamore

Ma se avete bisogno di essere rassicurati, eccoci qui: un cantautore, con una chitarra, come vuole l’immaginario comunque, come siamo abituati. Anche se di canonico Conamore non ha molto, perchè sembra di sentire Calcutta, Ghali, ma anche Dalla, e non facciamo in tempo ad entrare in questo mood caldo a tinte pastello grazie a questa chitarra (come se fossimo al mare, con gli amici davanti a un falò…), che lui ci fa scivolare in un vortice urban: malinconia, depressione, una piaga generazionale, ci dice lui, che non si può che urlare al mondo, come fa lui. Un mare di dolore, che non suona mai melodrammatico o fuori luogo, solo tremendamente sincero. E diventa quindi impossibile non lasciarsi assorbire nel percorso di Conamore, oggi al secondo singolo: un’autobiografia musicale di noi che siamo stati presi a pugni dal Covid, dai lavori sottopagati e da quella voglia di essere ancora innamorati dell’arte, della musica, del buon cinema e di una persona che forse può porre fine a questa solitudine imperante, con un buon bicchiere di vino e con il giusto sottofondo, “se mi perdo dentro al vuoto, chi mi salverà?” – questo è il titolo del suo ultimo singolo, che vi consigliamo proprio di non perdere. 

fm

Cantautorato un po’ particolare quello di fm (nome d’arte di Francesco Mauro), che preferisce il recitato al cantato, ma che riempie di testi indubbiamente “da cantautore”, e indubbiamente intelligenti, il proprio esordio da solista Noi Siamo la Fantascienza. Con un esperienza in band alle spalle e con ascendenti nobili (Massimo Volume, Offlaga), Francesco racconta otto storie, per lo più malinconiche, a volte molto dolorose, sempre ricche di significati e di sfumature di senso. E sempre con una personalità e una scrittura che non possono essere ignorate, probabile preludio di una ulteriore crescita e di sviluppi ancor più pensosi ma anche di grande impatto emotivo.

Caspio

E a proposito di malinconia e depressione, come se fossimo una generazione destinata all’immobilità, non possiamo che citarvi anche Caspio, che di recente ha pubblicato il suo Arrendersi. Cantautore rock, la voce di Giorgio Poi, qualche anno di formazione ad ascoltare i The Cure, e una ballad che non vi consiglio di ascoltare quando sentite di dover mollare: le nottate passate a studiare, senza un vero scopo, una chitarra furba che ci dà il colpo di grazia. Caspio ci invita ad arrenderci, a lasciar perdere tutto: gli ideali, le regole, le ambizioni, a lasciarci cullare da questo mantra sibilante e fremente, che anche quando finisce il brano ci rimane in testa questo pericoloso invito. Caspio è uno dei nomi più interessanti di questo brulicante underground, che usa poche parole ma che prendono alla gola, che parla dei trentenni disastrati da routine e lavoro, come nessun altro. Un ascolto pericoloso perché incredibilmente doloroso, indice di bravura per lui e di malessere per noi. Quindi consigliato, a piccole dosi. 

Marcello Gori

E forse c’è un modo per sentirsi boomer, senza per forza avere voglia di lasciare andare tutto, di arrendersi. E forse questo è anche il momento di parlarvi di Marcello Gori, che di recente ha pubblicato il suo nuovo singolo “Troppi (ok boomer)”. Reminescenze di Gaber, la frenesia milanese del fare, l’ironia non simile a nessun altro, Marcello Gori con questo brano è sicuramente da collocare tra i cantautori del 2024, in questa scena che puppula nomi nuovi, oggi vi invitiamo a dare un’occhiata a ciò che è successo nei primi anni Dieci, quando Gori aveva pubblicato un album che non ci era arrivato. Vivere come un’artista a trenta e poi a quarant’anni non è facile, mantenere una facciata sui social senza risultare uno sbruffone inquietante, un castello di carte fatto di serie di Netflix di cui parlare, album da conoscere assolutamente, e scarpe giuste da portare. Marcello Gori ci racconta di chi esce fuori di casa come un giovinetto, anche se ha quarant’anni. Da ascoltare mentre si cammina molleggiando, a ritmo di musica, questa musica dolce-amara non buona per Tik Tok. 

Dellamore

E vale la pena concludere con Dellamore, al secolo Federico Tarantino, che di sembrare boomer non ha proprio paura e che ci regala un singolo come Siddhartha: un punto di incontro tra i locali, la Barceloneta, le serate infinite con la luce fino a tardi, e quella voglia di estate che ogni tanto ci prende durante l’inverno. Siddhartha è un brano che parla di incontro, di amore, con sonorità che variano dalla trap all’indie-pop, e nel quale è impossibile non lasciarsi assorbire completamente. Per le serate sudate, nel pieno di dicembre, per noi che abbiamo trent’anni ma che il sabato sera ce ne sentiamo ancora diciotto, che facciamo convivere questa parte matura, spirituale e profonda, la nostra parte da boomer, con una parte più luminosa e scanzonata. Che forse, solo Dellamore riesce a far convivere, a intitolare un brano Siddhartha e a suonare come un brano che piacerebbe anche a nostro nipote di tredici anni. Un’abilità rara che ci sentiamo di segnalare. 

bonus internazionale: Will Brown

Non potevamo che segnalarvi anche un nome internazionale, perchè con le parole non sono bravi solo gli italiani, ma anche un Will Brown, un nome comune quanto da noi sconosciuto, ma che deve all’Italia molto. Ha passato la quarantena in Toscana, ha avuto modo di pensare e liberarsi di molto male, che rimane sempre sotto la pelle e sotto la lingua, come un retrogusto fastidioso. Il percorso per diventare un Better Man, questo è il titolo del nuovo singolo, è lungo, e passa attraverso gli amici, l’umanità, l’ascolto e tutto viene condensato qui, in un trascinante e sfacciato brano pop, che non vuole essere altro che un’esplosione di energia e vitalità, la felicità pura e contagiosa di chi ormai sta bene, con un animo soul che dà un tocco natalizio a questa playlist che speriamo vi accompagni verso il 2025.