Diego Nota, “Esercizi per scomparire”: la recensione
Esercizi per scomparire è il nuovo lavoro discografico di Diego Nota. L’ex Ultimavera ritorna sulla scena della musica italiana indipendente a 5 anni dal suo precedente album da solista, Anarchia cordis (2013, autoprodotto), con un lavoro dai toni low-fi con stile cantautorato e new wave elettronico.
“Ogni traccia equivale a un esercizio per scomparire – racconta Diego. La totale estraneità esistenziale, la vita vissuta per inerzia, la vaga prospettiva di un’insperata rivincita, la canzone d’amore sopraffatta da quella dell’odio, del tedio e del cinismo, sono i pezzi che compongono l’allenamento quotidiano per scomparire. Il disco è una metafora di una palestra in cui invece di fare squat, alzate laterali, addominali obliqui, bicipiti e tricipiti, i protagonisti si allenano per perdere: perdono la forma, l’espressione, la pazienza, le amicizie, il lavoro, la speranza”.
Diego Nota traccia per traccia
Il mare e la torta ha un testo che si inerpica su discorsi surreali, e introduce l’album con sonorità electro-indie. Che si confermano all’interno di L’estate passa in fretta, Charlie Brown: visto il riferimento fumettistico, non ci si può aspettare una canzone ottimista, ma solare e nostalgica sì, e così è. Il cantato si fa fitto senza che la fluidità della canzone ne risenta.
Non sono di Latina sembra avere un preciso obiettivo polemico (o ironico), mescolando comunque suoni rock e atmosfere quasi dance. Si parte in acustico con Non dipende da noi due, che poi sale di tono, si veste di nostalgie, irrora il percorso con buone dosi di groove di basso.
Anche Piangono le ragazze fa registrare uno stacco sonoro abbastanza netto, raccontando di speranze svanite e di sensazioni evanescenti. Si chiude con Kong, più vibrante e corposa, benché il cantato sia sussurrato e come sempre descrittivo. La deriva finale è ancora più electro e intensa.
Buoni testi appoggiati su tematiche sonore molto contemporanee, riferimenti all’oggi piuttosto continui e matasse sciolte in maniera spesso brillante: il secondo disco di Diego Nota regala un protagonista in più al vasto mare degli autori interessanti.