Edless, “Editing a Dream”: recensione e streaming
Dopo tre singoli gli Edless giungono al loro primo lp, Editing a Dream. Una sorta di concept album sul rapporto tra individuo e società, sulle pressioni dell’ambiente circostante, sulla continua sfida che viene lanciata per non deludere le aspettative.
“Editing a Dream” è il primo disco degli Edless, progetto ispirato dalla fascinazione per le sonorità e le atmosfere della musica alternativa nelle sue sfumature più malinconiche ed emozionali. Il disco si compone di sette brani che ruotano concettualmente intorno al tema della transizione dell’individuo lungo le diverse fasi della vita e delle pressioni sociali che lo accompagnano. Le scelte che facciamo sembrano dover fare continuamente i conti con l’adeguamento a uno standard imposto dall’esterno e con il soddisfacimento delle aspettative altrui, esponendoci a una potenziale svalutazione dell’“io” e del proprio percorso di vita. A essere rievocato è quel senso di inadeguatezza e ritardo rispetto ai tempi dettati dalla società. Dal punto di vista musicale, la band ricerca sonorità alternative in cui gli input analogici e digitali si mescolano tra di loro a sostegno di una melodia chiara e diretta, stratificandosi in un arrangiamento quasi orchestrale, volto a creare crescendo emotivi
Edless traccia per traccia
Suoni leggeri, battiti consistenti: Staring at the sky apre il disco con un passo determinato ma anche con qualche contrasto qui e là.
Tempo di transitare poi per Youth, una gioventù sonora che è ricca di risonanze e di movimenti sintetici, alla ricerca di un dinamismo continuo e instancabile.
Più leggere, ma anche più malinconiche, le atmosfere di The Guest, che peraltro poi approfondisce il beat e radica i propri discorsi sonori. Il brano si fa vertiginoso e trascinante.
Indizi di dolcezza e di pianoforte con At Last, che conta anche su un lavoro molto intenso del basso. Si ritorna a ritmi intensi e sentimenti da corsa con Groundhog Day, che fa un tuffo nella new wave.
Torna la tranquillità, accompagnata da un po’ di tristezza, con Blank, che ha passo ragionato ma anche istinti di crescita. Il finale è quello di Zero, che fa pensare a certo alternative dei primi anni 2000, con sensazioni shoegaze che si espandono per tutto il brano.
Ottimo lavoro da parte degli Edless, che plasmano le proprie, numerose ed evidenti, influenze internazionali fino a ottenere un risultato personale ricco di sensibilità e di sfumature.