Dopo l’esordio nel 2017 con l’ album Elefanti Per Cena”, i concerti in giro per la penisola, tra cui si ricorda per singolarità il concerto nel carcere di San Giorgio, la sincronizzazione di due brani nel film Ricordi? di Valerio Mieli e la realizzazione del brano Economia Circolare per Legambiente con la Gaudats Junk Bands, il cantautore toscano Effenberg torna con un nuovo lavoro intitolato Il Cielo Era Un Corpo Coperto.
Questo secondo lavoro del musicista toscano è caratterizzato, per quanto riguarda i contenuti, da una poetica esistenzialista che guarda alla vita, alla morte e a una spiritualità laica, che sembra manifestarsi costantemente attraverso piccoli segni e sensazioni quotidiane. Un esempio chiaro di questa poetica lo troviamo nel brano Altre Cose Degli Abissi, dedicato alla pittrice lucchese Beatrice La Visionaria scomparsa prematuramente nel novembre del 2017.
A fare da contorno a tutto questo ci sono il tempo, la notte, l’amore e il mare; elementi costanti nell’immaginario di questo lavoro per gran parte caratterizzato da atmosfere cupe e malinconiche, tra influenze anni ’70 e sonorità contemporanee.
Effenberg traccia per traccia
Breve e volatile Uccellino, che apre il disco su toni lievi e piuttosto sognanti.
Un po’ più concreta e con coretti pop, ecco poi Buddha con Napoleone, confronto tra giganti che in realtà si consuma in ambiti molto più terreni e quotidiani.
Lavori di corde aprono Lucciole, ritratto un po’ bucolico e un po’ no (“Le lucciole i cerbiatti i maniaci sessuali e i cinghiali/ci guardano stare insieme/sarà qualcosa nell’odore”). Qualcosa di indie nei suoni rimane sempre, anche se le strutture del brano sono piuttosto irregolari e imprevedibili.
Ricordi affastellati quasi senza ordine caratterizzano Tergicristalli, questa volta con procedimenti più regolari e con idee schiettamente pop.
Sul Mare porta ritmi cadenzati e descrizioni, con la chitarra acustica che descrive cerchi ampi, prima di arrivare a un finale invece più voluminoso.
Si parla sempre di realtà marine in Altre cose degli abissi, fitta di suoni, moderata e graduale, segnata da panorami piuttosto dreamy.
Dialoghi fra acustico e sintetico nelle prime battute di Presepe, ma la canzone si imbizzarrisce presto. Orietta invece è più omogenea, con i bassi che guidano il tracciato, per un pezzo veloce e piuttosto denso.
Minimalismo tastieristico e alcune dosi di sadismo si esplicano con calma su Quello che voglio, con un po’ di Battisti sullo sfondo.
Si chiude con la marcia regolare di Il Cielo Era Uno Corpo Coperto, la title track, sofferta ma in cammino continuo.
Buone conferme per Effenberg, che nel profilo Facebook ha una foto della propria faccia sfocata, ma che invece quando si mette a scrivere sembra sempre piuttosto a fuoco.
E se i suoni spesso sembrano perfettamente in linea con l’eterno ritorno del synth, si capisce da strutture, trame sottostanti, livelli nascosti che le capacità di scrittura sono approfondite e meritevoli di attenzione.