Egon, “Leicht”: recensione e streaming
Leicht, che in tedesco significa “leggero”, è il titolo al terzo album degli Egon. “Nove canzoni che sfidano l’insostenibilità del vivere, canzoni come foglietti di carta con qualcosa di scritto, piegati piccoli e nascosti in qualche intercapedine di una porta, cose da ricordare, un pezzo di noi lì ad aspettare”.
Egon nasce nel maggio 2015, e da subito lavora al primo disco, Il cielo rosso è nostro, pubblicato dalla MizarElektricWaves il 30 dicembre 2016.
Egon traccia per traccia
Ci sono molte date nel disco degli Egon, la prima delle quali è Quindici gennaio, che apre il disco: passi sulle foglie secche (probabilmente) che poi lasciano spazio a un recitato grave, su sfondi di chitarre addolorate.
Amnesia accelera i tempi, sfocia in un rock aggressivo e in un testo rancoroso, con sfoghi elettrici rumorosi, per un pezzo molto 90s.
Tamburi di guerra quelli di Nove aprile, con esplosioni disseminate sulla strada, mentre si parla di tempi che non torneranno.
Un po’ più tranquilla, ma soltanto a livello di ritmi e di volumi, ecco poi Nottambuli: “Siamo finiti dentro un forno gelido/brucia la cenere come cristalli di neve”. La seconda parte del brano aumenta la potenza di fuoco.
Ventinove novembre si adagia su idee malinconiche, cantate in inglese, in italiano e anche probabilmente con una strofa al contrario, per un probabile effetto satanico. L’andamento del brano, lungo ed evidentemente centrale nel brano, è graduale e sfrutta l’inserimento di una tromba e di altri elementi che si aggiungono per la strada.
Si torna a modi più diretti con Sfera, rock quadrato ma anche in questo caso in salita di ritmo.
Momenti di sonorità minimali nell’introduzione di Ventisei novembre, presto però superati da chitarre rumorose e altisonanti.
Via di fuga parte fitta fin dai primi movimenti di chitarra e batteria (con quella che può sembrare una mezza citazione dei CSI).
L’ultima data è quella di un Sedici maggio piuttosto oscuro e desolato, in cui entra un battito preciso e lento a costruire un brano che invece ha qualche eco dei Marlene Kuntz.
Disco molto intenso, quello degli Egon, che variano i ritmi ma mantengono compatti i suoni, ottenendo un lavoro molto forte, in grado di regalare qualche brivido.