Esce per Alman Music e con il supporto di Strade Blu Factory il nuovo lavoro di Eloisa Atti intitolato Edges. Un disco di americana che porta in primo piano atmosfere d’altri tempi e d’altri cieli.

Dopo aver attraversato la musica brasiliana, il progressive padano di un disco come Penelope e tributato l’omaggio a Billie Holiday di Everything Happens for the Best si arriva a un disco che mescola blues, swing, folk e “canzone” a tutto tondo.

Prodotto dalla stessa Eloisa Atti (per la prima volta produttrice di sé stessa), mixato a Tucson dal leggendario Craig Schumacher (Calexico, Devotchka, Neko Case) e masterizzato da Giovanni Versari (Grammy 2016 ai Muse per “Best rock album”), Edges raccoglie una serie di brani originali scritti in un arco di tempo di dieci anni, tutti da Eloisa tranne Without you e Sleepy man cofirmate da Marco Bovi.

Eloisa Atti traccia per traccia

Si parte da una Each Man is God che cala l’ascoltatore in un’atmosfera blues decisamente old style. Che è poi l’aria che si respira per lo più in tutto il disco, anche se coniugata con una personalità singolare.

Lo si percepisce anche nella dolce Moony, lavorata sull’andirivieni del basso. Molto romanticismo d’antan e atmosfere hawaiane glorificate dall’ukulele con Blue Eyes Blue.

Invece Edges, la title track, abbandona del tutto la leggerezza del brano precedente e opta per scelte molto drammatiche e anche piuttosto altisonanti, con rifermenti chiari alle ballad struggenti anni Cinquanta.

Pianoforte e un pizzico di swing entrano in The Rest Of Me, lentone da struscio jazzato con qualche presa di Gershwin.

In The Careless Song Eloisa lavora sui dettagli vocali, mentre alle sue spalle una chitarra elettrica giganteggia evocativa. Con Sleepy Man si recupera in termini di ritmo e si torna a bagnare i panni nel Mississippi.

Without You riporta il discorso su piani più morbidi. Si torna a ritmi più alti con Cry, Cry, Cry, che fa pensare al gospel e ai canti religiosi delle chiese (ci sono anche i cori e l’organo).

Love Signs prosegue nell’alternanza tra ritmi morbidi e sostenuti, disegnandosi languida. Anche Henry’s Song non alza troppo i toni, anche se la canzone si dimostra in crescita progressiva. Si chiude con Lullaby to Myself, sofficissima ninna nanna acustica di chiusura.

Disco piacevole e significativo quello di Eloisa Atti, che riesce a coniugare le ispirazioni evidentemente vintage con una personalità ormai definita e spiccata.

Se ti piace Eloisa Atti assaggia anche: Ottavia Brown

Pagina Facebook

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi