Emenél, “Border Diary”: la recensione
Border Diary è l’album d’esordio di Emenél. Emenél è il nuovo progetto solista di Moreno Turi, cantante, producer, autore e compositore che si divide tra Torino e il Salento. Frontman degli Steela fino al 2012, ha collaborato con gli Africa Unite e con Raiz degli Almamegretta e suonato in apertura ad artisti del calibro di Black Eyed Peas, Anthony B, Subsonica e Caparezza.
E’ attualmente sul palco a fianco di Roy Paci e gli Aretuska con il progetto “Valelapena” ed è membro della band torinese The Sweet Life Society. Nel corso degli anni si è esibito nei principali club italiani ed internazionali (tra cui il Paradiso di Amsterdam o il Village Underground a Londra) e sui palchi di alcuni tra i più prestigiosi festival europei, come il Glastonbury Festival, Boomtown, Fusion, Sziget e l’Eurosonic.
Emenél traccia per traccia
Si parte da Leaves, scelta anche come singolo, probabilmente per il suo sapore internazionale, che mescola oscurità di origine soul con altre sensazioni del tutto elettroniche.
Con Km il cantato è in italiano, su un background sonoro piuttosto desolato nella prima parte e più animato nella seconda. Più articolato il terreno sul quale si muove Who I Am, con il contributo di Giulietta e con percussioni dai ritmi irregolari. La coda strumentale approfondisce i concetti.
Nord è molto contenuta nella parte iniziale, ma si allarga a panorami nuovi e animati nella seconda parte. Stelle sporche, con Victor Kwality, evoca atmosfere non aliene ai Subsonica, con un testo introduttivo in italiano e una prosecuzione più ritmata in inglese.
N.O.I. vede la partecipazione di Trevor, che aiuta a varcare il confine con l’hip hop. Al contrario Man’s World porta con sé le memorie di Neneh Cherry e di James Brown e le converte in atmosfere contemporanee. Train Train chiude il discorso con uno strumentale accelerato.
Disco interessante e sfaccettato, quello di Emenél, che esplora le possibilità dell’elettronica con sensibilità e passione.