Enjoy The Void, “Enjoy The Void”: la recensione

Uscito qualche settimana fa, parliamo oggi del debutto omonimo degli Enjoy The Void. Enjoy the Void è un progetto alternative rock nato a Sapri (SA) nell’autunno del 2015, la cui idea originaria risale, però, ai primi mesi del 2014, quando Sergio Bertolino (autore, compositore, cantante e tastierista originario di Reggio Calabria) viveva a Manchester. In quel periodo prende forma gran parte del materiale confluito nell’omonimo album d’esordio della band.

Dopo qualche anno, Sergio reincontra il bassista Tony Guerrieri (che a Torino aveva già collaborato con il cantautore reggino) creando i presupposti che hanno portato alla piena realizzazione del progetto.

In breve tempo il progetto solista di Sergio Bertolino diventa una vera e propria band: ad affiancare Sergio e Tony arrivano il batterista Francesco Magaldi, i chitarristi Lucio Filizola e Giuseppe Bruno nonché il fonico e chitarrista Giovanni Caruso.

Enjoy The Void traccia per traccia

Si parte da The Most Sublime, traccia che ha un ingresso molto graduale, per poi sviluppare tutta un’atmosfera tra electro e new wave, con evidenti venature romantiche.

Più elettrica e acidificata, ecco poi Nanaqui, che presenta sviluppi articolati, fra cui un assolo di chitarra, sorretto da un groove molto continuo della sezione ritmica.

Si va su toni da ballad con Our Garden, rallentata e melodica. Il basso predomina nelle prime fasi di Doubt, ricca di funk. The Usual Blues segue traiettorie elettriche con un arredamento minimal del pezzo, almeno nelle prime battute.

Something Strange vira su un pop elettronico, raffinato e risonante, con qualche nostalgia 80s e 90s. A Prayer accoglie note malinconiche.

Dopo la breve Night ecco la cadenzata Don’t Tell me no, dai sapori black stemperati da un’elettricità di provenienza rock blues, con il basso in particolare evidenza.

Stay Away prende una via soft con un pianoforte avvolto di situazioni psichedeliche, che poi si diffondono per tutto il brano. Si chiude con Song for the Forgotten One, con ritmi netti, inquietudine sparsa, oscurità minacciosa.

Tanti gli ingredienti differenti usati dagli Enjoy the Void, per un risultato complessivamente fresco e realizzato in modo più che soddisfacente.

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