Enrico Bosio: intervista, recensione e streaming
Il 9 settembre 2018, in occasione del 110° anniversario della nascita di Cesare Pavese, Enrico Bosio ha pubblicato Scaleno, quarto album dopo quelli pubblicati con en roco e BOSIO.
Registrato e mixato da Paolo Valenti presso riserva sonora nel mese di giugno 2018, con
percussioni e marimba di Olmo Andres Manzano Anorve su Il tetto, Un’ottima scusa, Cannibale, Passarestare, Per dimenticare.
Partiamo dalla geometria: perché “Scaleno”?
Il termine che secondo il suo etimo greco significa irregolare, diseguale o zoppicante mi è stato di stimolo per la composizione. I tre lati diseguali della canzone sono presenti in ogni traccia. Soprattutto sotto il profilo ritmico e dell’arrangiamento è stato necessario uscire fuori dagli schemi consueti della canzone.
La geometria c’entra nel momento in cui la si pensa come disciplina certa, come lo è il ritmo, pur nelle sue possibili scomposizioni.
Hai deciso di pubblicare il disco il giorno del 110° compleanno di Cesare Pavese. Che cosa rappresenta per te, ma soprattutto per il disco, il pensiero di Pavese?
Pavese è uno dei maggiori letterati del Novecento. Oggi è poco letto anche nelle scuole. Mi ha sempre stupito per la sua capacità di condensare in poche parole pensieri complessi, evocativi. In lui sopravvivono alcune contraddizioni che lo rendono vero, non monolitico nel pensiero. La natura e la città. L’antifascismo senza armi in pugno. Il suo essere del mondo e nel mondo senza avere poi la forza di portare la sua vita a una conclusione naturale.
Queste e altre contraddizioni contribuiscono a proseguire la ricerca di una musica non piana, lineare, ma complessa e articolata.
Dichiari che per questo disco ti sei concentrato sulle irregolarità: puoi raccontare qualcosa di genesi e lavorazioni del disco?
La genesi ha il suo riscontro nella scelta del titolo dell’album che come sempre è stato il primo passo. La poliritmia, i cambi di atmosfera, la scelta degli strumenti sono state scelte conseguenti a ciò. Nessuna ricerca di perfezione, ma qualcosa di mosso, imprevedibile. Se altre volte il titolo ha coinvolto la scelta degli argomenti nelle liriche, in questo caso ha agito sull’arrangiamento, sul vestito della canzoni senza intaccarne la sostanza.
Il disco è stato registrato in un giorno per quasi tutti gli strumenti eccetto le parti di Olmo, successivamente, in una mattina. Tutto era già nelle nostre teste.
Mi sembra che comunque il disco, anche quando parla di questioni non positive, scelga di vedere comunque il bicchiere mezzo pieno. Da cosa deriva l’umore complessivo del disco?
L’umore generale del disco riflette il mio. La mia felicità. La sostanziale, anche se non sempre appagata, soddisfazione per chi sono e coloro che mi stanno intorno. Non c’è immaginazione, ma una realtà di cui cambierei pochissimo.
Citi come molto importante la presenza di Olmo Andres Manzano Anorve: che cosa ha regalato alle tue canzoni?
Quando ho realizzato che il mio album si sarebbe giocato sulle diseguaglianze mi è stato necessario lavorare sul tempo e sul ritmo, su come esso si può scomporre. Il valore dell’improvvisazione era essenziale per uscire dall’ordinario. Essa doveva essere gestita in alcuni tratti del disco da Olmo che ha nelle sue abilità e conoscenze la facoltà di gestire e trovare la giusta quadratura per rendere coese le diseguaglianze e movimentata la struttura ritmica.
Enrico Bosio traccia per traccia
Il disco parte da Un’ottima scusa, che rappresenta un’introduzione breve ma sentita, in salsa rock-blues. Molto più acidula Un istante, che si ritrova una base piena di note di chitarra e un basso che dispensa saggezza e regolarità. Da metà in avanti si prende a correre, con uno strappo improvviso.
Una certa voglia distruttiva emerge dal testo de Il tetto, che poggia su strutture molto nude. Cannibale invece si arricchisce di piccoli suoni tropicali sullo sfondo.
Si rimane sull’alimentare (e il cannibalesco) anche con Buona, che evolve e cambia ritmi, giocando molto anche con i chiariscuri e con le contrapposizioni. Anzi il finale è praticamente psichedelico.
Per dimenticare si immerge in discorsi un po’ più notturni, soprattutto a livello di scelta di suoni, ma sempre arrotondandosi e senza cadere in malinconie troppo struggenti.
Si torna al blues con Passarestare, morbida e graduale, con un’interessante selezione di colori. “C’è dell’umido tra noi”: esordisce così Sogno, sorretta dagli arpeggi insistiti della chitarra, fantasiosa il suo.
Pianole (Casio? Bontempi?) e synth pop da tempi moderni all’interno di Riserbo, altro brano che fa di semplicità e buona scrittura gli elementi principali.
Si chiude in modo sommesso, con Spirito, che tuttavia come quasi tutti i brani del disco ha un’anima doppia e termina cercando di azzannare l’ascoltatore.
E’ un disco di buon carattere, quello di Enrico Bosio, non soltanto perché ha carattere, ma anche perché preferisce per lo più vedere il bicchiere mezzo pieno. Il che consente al cantautore tutta una serie di schizzi, deviazioni e visioni alternative che rendono il tutto ancora più interessante.
Genere: cantautore
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