Eugenia Post Meridiem, “In Her Bones”: recensione e streaming
In Her Bones è l’album d’esordio degli Eugenia Post Meridiem, disponibile da venerdì 11 ottobre su Spotify, Apple Music e tutte le principali piattaforme digitali per Factory Flaws.
Il gruppo Eugenia Post Meridiem prende forma nell’estate 2017 dall’incontro di Eugenia (voce e chitarra) con Matteo (basso), Giovanni (chitarra solista e tastiere) e Matteo (batteria e percussioni).
Dopo tre mesi di lavoro sul reportorio a Lisbona, Eugenia riprende il progetto presentandolo dal vivo con una serie di date a Genova e nella riviera ligure. Dopo avere suonato al Mi Ami, all’Home Festival e insieme ad Anna Calvi a UnAltroFestival nell’estate 2019 la band è stata in un tour che ha toccato tutta Italia.
“L’Arte è tutti quei momenti – di cui il meriggio (meridiem) è rappresentazione esemplare – in cui si prova, si avverte, quasi fisicamente, l’Eternità. La musica (l’Arte) è tutto quello che, con una vaga sensazione di mancanza e nostalgia, si crea a seguito (post meridiem) di questi momenti.” Eugenia Post Meridiem
Eugenia Post Meridiem traccia per traccia
Si parte da un’Intro che però non è transitoria: morbida e minimal, offre un’entrata significativa e sentita al disco, condensata in due minuti netti.
Più “americana” ma non meno minimale Low Tide, che parte voce e chitarra e poi aggiunge percussioni, in un’atmosfera quasi desert rock.
Aggressiva e portatrice di un certo malumore Blue Noon, che però si scioglie poi in una serie di traiettorie alternative, ed è in grado di cambiare faccia più volte.
Dialettica e contrastata, ecco poi Mad Hatter, intessuta con il synth, ma anche arricchita dai guizzi della chitarra.
Un po’ più morbida e depressa Anjos, ma anche qui la canzone è pronta a cambiare volto d’improvviso.
Sorprendente, pop e un po’ beatlesiana (periodo psichedelico) Midday Sun, che apre la seconda parte del disco.
Anthill si rivela leggermente più ruvida, con la chitarra che fa cadere piccole cascate di note, su un tappeto sempre piuttosto soft.
Con Seabed i suoni si allungano fino ad assumere effetti blues e un mood molle e un po’ lazy.
Il disco si chiude sulle note acute e appuntite, ma anche sul drumming minaccioso di In Her Bones, la title track, che convoglia nel finale numerose pulsioni psichedeliche.
Ottimo l’esordio di Eugenia Post Meridiem, che condensa originalità e qualità in un album dalle diverse sfaccettature. Un progetto, come si diceva una volta, “di respiro internazionale“, che potrebbe trovare orecchie attente anche oltre confine.