Dopo anni di collaborazione artistica e di amicizia, Luca Urbani e Garbo hanno deciso di apporre le proprie firme a un disco in comune, Fine, uscito da qualche giorno.

Le undici tracce del disco guardano al passato dei due artisti e dei loro generi di riferimento, ma senza lasciarsi portare via dalla nostalgia: il sound è anzi molto contemporaneo e i testi per lo più convincenti.

Garbo & Luca Urbani traccia per traccia

Si parte dalla fine: Ultimo viaggio ci introduce in un mondo piuttosto torbido, sia a livello di testi, sia per le atmosfere oscure, con la voce di Garbo a fare da Virgilio ambiguo.

Con La fretta è Urbani a prendere la guida, ma entrambe le voci sono presenti, e l’atmosfera è piuttosto omogenenea con il pezzo precedente. L’elettronica si mescola con ritmiche rock, suscettibili però a qualche variazione di schema.

Si passa attraverso il pianoforte per la narrazione di Novecento, in cui emergono tutte le qualità melodiche. La voce calda di Garbo fa il resto.

Altro tipo di ritmi all’interno di Libero, un pop rock piuttosto evidente ma senza trascendere i limiti dell’eleganza. Si viaggia verso luoghi oscuri con Mia Melancholia, contrassegnata da un’atmosfera depressa (benché parli molto di luce) e di nuovo dal pianoforte, questa volta proposto su livelli differenti.

Chitarre e atmosfera quasi shoegaze per Il Fine, che esce dalla melancholia per elevarsi verso traguardi più alti. Allinearsi è un viaggio tra elettrico ed elettronico, con la voce di Denise Galdo nel finale.

Che meraviglia ha un’introduzione piuttosto incisiva, con i bassi in evidenza. Lo scorrimento della canzone poi riporta a certo pop intelligente anni Ottanta, quello di Garbo stesso ma anche il Battiato del periodo (con testi un po’ più semplici).

Prima della fine invece marca il proprio territorio con una batteria molto più 90s, con la voce di Urbani a tratteggiare un’apocalisse personale con tono tutto sommato leggero.

Molto più chiaroscurale il discorso intrapreso da Bidimensionale, che vive dei contrasti del testo e li trasferisce su un sound caratterizzato da chitarre elettriche molto aspre.

Stella nera riporta in primo piano il pianoforte: le qualità vocali dei due cantanti sono impegnate in una ballad malinconica dalle caratteristiche molto tradizionali, con tanto di sax.

L’incontro discografico tra Garbo e Urbani, pur non essendo una novità, è una buona notizia perché mette insieme sensibilità diverse ma ugualmente interessanti.

Il risultato non è marcato da novità impressionanti, ma da canzoni scritte con attenzione, da buone sensazioni e dalla sempre intensa voce di Garbo, che sa trasmettere emozioni esattamente come agli esordi.

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