Flying Vaginas: “Beware of Long Delayed Youth”, la recensione #TraKs
Un anno dopo And That’s Why We Can’t Have Nice Things tornano i Flying Vaginas (se c’è una cosa che non manca mai su TraKs sono le band dai nomi, diciamo così, originali). E lo fanno con otto tracce radunate in Beware of Long Delayed Youth.
Il terzetto, i cui membri sono (ci vuole pazienza) Wellworn Banana (chitarra/voce), Disappointed Kiwi (basso/voce) e Angry Pineapple (batteria) oppone a suoni molto ispirati dallo shoegaze una vocalità “debole”, volutamente non forzata e spesso sensuale.
Hollow skin apre il disco con modi piuttosto garbati: il drumming è insistito e si insegue circolare, ma i toni sono moderati e tranquilli. Più movimentata Coherence Riot, con ambientazioni sonore che fanno pensare alla prima new wave, perfino in zona primi U2 oppure Joy Division, anche se il cantato è più 90s (Yo La Tengo) e certo mai troppo disperante né invadente.
Veloce Sonic Tiger, che ha qualche frangia tra noise e psichedelico, con riferimento spontaneo e quasi di citazione ai Sonic Youth. Molto più pacifica Woodland Croon, con una prima parte tutta incentrata su un giro di chitarra e sulla voce, mentre la batteria entra rumorosamente soltanto in un secondo tempo.
Breve, semplice e ben costruita Interlude: We Walk, che lascia presto spazio a una incisiva Blessed Child, contrassegnata da una chitarra molto convinta. I panorami sono quelli dello shoegaze, il cantato sempre in chiave lo-fi, i contrasti forti e brillanti.
I toni si abbassano con Patched Up, che offre uno squarcio su punti di vista più tranquilli, anche se gli ingredienti di base rimangono gli stessi dei brani più accelerati. La chiusura, con la title track Beware of Long Delayed Youth, conferma la tranquillità espressa nella traccia precedente, stavolta con voce femminile, per un percorso che si chiude con una lunga e ipnotica iterazione.
Un disco di flusso, ora meno tranquillo ora più liquido, con buone punte di attenzione e una qualità media molto alta. I Flying Vaginas risultano più provocatori nel nome che nella musica, ma si fanno apprezzare per coerenza, talento e anche per quella morbidezza del cantato non priva di fascino.