fm, “Noi siamo la fantascienza”: recensione e streaming
Noi Siamo la Fantascienza (TWL Records) è il titolo del primo album di fm. Un viaggio che attraversa storie personali e riflessioni sociali cercando di fotografare attimi dell’esperienza umana contemporanea.
Una new wave su cui i testi non vengono cantati, ma quasi recitati e calati in una dimensione che ha del fantascientifico, in cui racconti minimali sfiorano o si intrecciano con crisi d’identità e questioni di eredità generazionale. Otto brani intimi e al contempo analitici, che costruiscono una riflessione critica su questo momento storico e sociale: dalla disgregazione dei valori alle esperienze personali più preziose.
L’immagine che torna ripetutamente nel disco è quella di una società che si arrampica su se stessa attorno a cui ruotano i ricordi e le storie in cui momenti ruvidi si alternano ad incursioni spiazzanti e riflessive
fm traccia per traccia
Si parte da Noi (gli amici), che all’inizio cita apertamente Celentano, ma poi si muove su dinamiche del tutto diverse e meno tradizionali: c’è un ritmo quasi ossessivo che accompagna un recitato che fa pensare ai Massimo Volume.
Pianoforte e malinconia su Tangram, che parla di scuola e di scoperte musicali, in un afflato di nostalgia molto profonda e avvolgente.
Un battito intenso contraddistingue Margini, che fa i conti con la propria eredità politica e ideale. Altri ricordi, questa volta più narrativi, quelli contenuti in Noi siamo la fantascienza, title track che esplora le differenze di classe e un destino tragico in un aneddoto, approfondendo poi nella coda del brano.
Questo male si chiama italiano esplora una storia di tosse e di malessere, analizzando un’altra storia che sembra alla ricerca del proprio senso, oltre che di una cura che a oggi ancora non c’è.
Percussioni industrial fanno da apertura a Lo Zen, la vespa, il traffico di Roma, prima dell’ingresso del pianoforte. Il racconto è descrittivo ma anche molto amaro. L’uomo con la telecamera (Nelson Sullivan) è un pezzo quasi fotografico, con una serie di immagini che celebrano il lavoro del videomaker americano nominato nel titolo.
Si chiude con un altro riferimento a un personaggio “minore”: Giuliano Fiorini, calciatore che con un suo gol nel 1987 salvò la Lazio dalla retrocessione in serie C. Per inciso è anche l’unico brano del disco a lasciare trasparire un minimo di speranza verso il futuro.
Testi particolarmente intelligenti e concetti frutto di riflessioni organiche e molto vaste sono il cuore di un lavoro intenso e senza compromessi: fm fa il proprio esordio guardando in faccia l’ascoltatore e mettendolo di fronte a una serie di idee, opinioni e posizioni che forse l’ascoltatore non vorrebbe ascoltare. Ma è necessario che lo faccia, anche perché sarebbe questo il compito dell’arte. Ottimo esordio, ottime prospettive e notevole scoperta.