Tutti i miei piani è il nuovo ep di Folcast, un lavoro autobiografico sul conflitto interiore tra solitudine e incontro, sulla nostra ambivalenza: l’espressione artistica dell’eterna lotta tra il desiderio di isolamento e il bisogno di connessione, tra fatica e conforto, sostenuta da eventi che possono trasformare radicalmente la nostra vita, come la nascita di un figlio. Sette tracce che attraversano con grazia e profondità i mondi del pop, dell’R&B, del soul, del flow rap e del funk e parla con sincerità e vulnerabilità di come le relazioni e le esperienze possano modellarci e guidarci nella ricerca di un nostro posto nel mondo.
Folcast, talentuoso cantautore della nuova scena indie italiana e terzo classificato a Sanremo Giovani 2021, ha alle spalle un EP, due dischi e numerose partecipazioni a festival e manifestazioni, come Wired Next Fest, il Primo Maggio di Roma e La Repubblica delle idee, curata da Ernesto Assante. Dopo aver condiviso il palco con artisti come Daniele Silvestri, Carmen Consoli e Max Gazzè, il 7 giugno 2024 è tornato sulle scene con “1+1”, una ballad che racchiude le esperienze degli ultimi anni, seguita il 26 luglio da “Manifesto Egoista” feat. Carlo Amleto, i primi due singoli estratti da “Tutti i miei piani”, il nuovo disco di inediti prodotto da Tommaso Colliva.
Folcast traccia per traccia
Si parte con molta calma con Tutti i miei piani, una ballad senza particolari ambizioni di originalità. Un testo semplice su sonorità pop melodiche particolarmente dolci.
Tutt’altre idee quelle di Manifesto egoista, con un po’ di hip hop e un po’ di funk, con un fraseggio particolarmente fitto. Il vuoto della quotidianità è sconfitto con picchi di adrenalina, senza trovare una vera realizzazione mai.
Si torna alle ballate con Nuovo anno, che mette in evidenza abilità vocali, distese su un testo che racconta delle difficoltà, ma anche dei lati positivi, di una relazione.
Altri rilievi temporali quelli di 8 di mattina, che in realtà ragiona su concetti matematici di base, mentre il pezzo cresce grazie ai fiati e a ritmi e atmosfere che sconfinano nell’urban.
Sensazioni acustiche per Non ci passa più, che fa pensare a Venerus mentre declina le proprie idee attorno a una struttura che essenzialmente si costruisce su voce e chitarra.
Se scoppiassi tu ragiona su ipotesi sentimentali con un groove molto fluido, di nuovo con un fraseggio particolarmente intenso, che si apre su un ritornello molto solare.
Il discorso si fa malinconico con 1+1, che chiude il disco con molto sentimento e una certa quantità di pathos, alzando anche un po’ la voce.
Non pullula di sorprese il disco di Folcast, che però mette in evidenza il proprio talento attraverso sette pezzi ben articolati, con ispirazioni varie e grande personalità.