Di Chiara Orsetti
Ricordo, ai provini di X Factor, una Francesca Michielin appena adolescente, timida ma con una grinta invidiabile. La stessa grinta è evidente 8 anni dopo: in piena pandemia, eccola presentare il suo FEAT (Stato di natura), il nuovo album. Ogni brano è una collaborazione con alcuni dei nomi più interessanti della musica italiana, dal rap al cantautorato, dal rock all’indie.
Denominatore comune è la presenza di Francesca, versatile al punto di non sembrare mai fuori posto, nonostante la difficoltà di misurarsi con così tante personalità. “Incontrarsi è difficile. Risulta sempre più semplice scontrarsi, elencare le differenze, usarle per allontanarsi. Credo, però, non ci sia specchio migliore se non nell’Altro” ha raccontato la Michielin sui suoi profili social, se le sue intenzioni non fossero state abbastanza chiare durante l’ascolto.
Francesca Michielin traccia per traccia
Cani che ringhiano ma con in tasca gli antidepressivi
Sono i Maneskin a rompere il ghiaccio con Stato di Natura. Picchiano duro i ragazzi, nelle chitarre elettriche e nelle parole. Un’analisi sociologica sul patriarcato, sugli stereotipi, sul possesso e sul machismo a tutti i costi, descritto come lontano e innaturale da chi, purtroppo, ogni giorno deve averci a che fare. Inutile dire che la Michielin sembra essere realmente nel suo habitat quando le casse iniziano a pompare un po’ di più, nonostante gli anni l’abbiano spinta un po’ più in là.
Vendono il tuo disco dentro al centro commerciale e non mi guardi più
Ecco arrivare Monolocale, in compagnia di Fabri Fibra, decisamente più morbida della traccia precedente. Piano, voce, ritmo che va crescendo verso il ritornello. Un amore finito, un successo guadagnato, le piccole cose che sembrano enormi se ci si ferma un attimo a riflettere.
Non c’è giusto o sbagliato con le radici nel cuore
Arriva poi una inedita versione reggae di Gemitaiz in Sposerò un albero, affascinante prova di poliedricità e di voglia di mettersi sempre alla prova di Francesca Michielin. Inutile nascondere la passione di chi scrive per questo ragazzone tatuato, che ha contributo a dar vita a uno dei pezzi che inevitabilmente ci si troverà a canticchiare nei prossimi mesi. Un brano figlio dei fiori, ha i rasta e probabilmente fuma anche marjiuana (legale, ovviamente).
Tu sai che ormai non sento niente perché sento troppo
Si resta in ambito rap con Shiva, che interpreta Gange. Lei perde la testa, lui ancora non è convinto, ogni goccia d’acqua è una lacrima. Ricordi tormentati, buoni ritornelli e idillio quasi scontato per il pubblico più giovane.
Se lo sai non dirmi come va a finire
Scendono dalle stelle Elisa e Dardust a fare compagnia alla Michielin in Yo no tengo nada. La quota rappaeton arrangiata bene viene egregiamente rappresentata da questo brano, che potrebbe funzionare come tormentone estivo, sempre che l’estate sia consentita in uno dei prossimi decreti governativi.
Quando il freddo tornerà feroce mi cucirò un maglione usando solamente un filo di voce
Insieme ai Coma_Cose si torna a parlare di habitat e di contesti con Riserva naturale. La presenza del duo milanese avvolge inevitabilmente l’atmosfera di comacosità: nonostante siano giovanissimi tutti i e tre i protagonisti di questo brano, si sente forte la capacità di aver creato un progetto talmente particolare da essere riconoscibile anche se mescolato a un altro sound. Le voci, strumenti regnanti in questi tre minuti, si avvolgono sinuose lungo ritmi sintetici.
A chiederti come in un film di amarmi quando piove
Takagi & Ketra, Fred De Palma e la stessa Michielin hanno dato vita ad Acqua e sapone. L’esercito del selfie risuona leggermente nell’arrangiamento ma, esattamente come la sorella maggiore, anche questa ha tutte le carte in regola per essere una hit radiofonica. Ore piccole, bellezza, amore che vieni, amore che vai.
Ma non parlarmi tanto lo so già / Mi spacchi il cuore e ne tieni metà
Anche io, come Morticia, ho un debole per il francese, cantato soprattutto. Se me lo canta Max Gazzé poi, potrei azzardare di dire che è la canzone migliore del disco. Si chiama La vie ensemble, parla di convivenze impossibili (e non eravamo neanche ancora in quarantena) e di presa di coscienza. È il tempo di dire Adieu, di lasciar andare, a tempo di chitarra folk. Uno dei duetti meglio interpretati, e non solo per chi ha una passione simile a quella della signora Addams.
Ma chi me lo fa fare? Io voglio andare al mare
Arriva il momento di rendere il favore, ed ecco arrivare Carl Brave a rendere singolone anche Star Trek. L’amore è bello se non è litigarello, ma un’intera estate in compagnia di una persona che non riesce a star dietro ai tuoi sogni è davvero pesante. La coppia funziona ancora, nonostante siano passati quasi due anni, le voci si sanno mescolare bene e rendono frizzante anche questa prova insieme.
se c’è troppo silenzio non ti sento
Cheyenne, arrangiata da Charlie Charles, è la sola canzone interpretata interamente da Francesca. Già scoperta come primo singolo, ben confezionata e ben interpretata, resta una delle canzoni d’amore alla Michielin, in cui dico e non dico, ma lo capisci comunque. Il peso del ricordo di qualcosa che è andato storto, intendo. Lo capisci che ha fatto male, perché somiglia al tuo dolore.
Quando arriva l’estate sembra che tutto rimanga uguale, ma di un altro colore
Il momento indie sul serio arriva con Leoni, in compagnia di Giorgio Poi. Insieme a Calcutta, Giorgio è indie proprio nell’anima, quando arriva cambiano le scenografie, si smontano le sovrastrutture e iniziano le parole d’amore che magari d’amore neanche parlano. E la confusione crea armonie che funzionano (quasi) sempre.
FEAT è un potenziale contenitore di undici singoli: tutti funzionano, tutti sono ben confezionati e in ognuno Francesca Michielin riesce a regalare sfumature diverse di sé e della sua tempra. Il rischio per un’artista così versatile è quello di perdere di vista il proprio habitat, abitando comodamente in ogni location proposta. Ma poco importa in questo momento: vale la pena di essere ascoltato e riascoltato, sottofondo piacevole a questi giorni così surreali. Il tempo per andare alla ricerca della personalità non manca, in fondo. Brava.