Francesco di Giacomo, “La parte mancante”: la recensione
La parte mancante è l’album di inediti di Francesco di Giacomo, indimenticabile voce del Banco del Mutuo Soccorso dal quale si congedò nel 2013 per proseguire il suo percorso artistico, intrapreso nel 2004 insieme a Paolo Sentinelli, con il quale ha condiviso la scrittura dell’intero album.
La pubblicazione di questo progetto solista, nel quale la vena poetica di Di Giacomo è vissuta in tutta la sua pienezza, risponde al volere di Francesco, della moglie Antonella Caspoli e di Paolo Sentinelli.
Il vinile è composto da dieci brani scritti, tra il 2004 e il 2012, da Francesco di Giacomo e Paolo Sentinelli, che ha curato la produzione del vinile insieme ad Antonella Caspoli.
Inedito anche il genere musicale che questo lavoro abbraccia, lontano dal contesto prog che ha contraddistinto gran parte della carriera artistica di Di Giacomo. La sua penna è ancora una volta poetica e tagliente, senza censura, la sua voce è ancora “quella voce”.
Diceva: “voglio scrivere qualcosa sulla solitudine, ma sulla solitudine interiore, di quella parte mancante che ognuno di noi si porta dentro“.
Francesco di Giacomo traccia per traccia
Ci sono principalmente la voce e il pianoforte In quest’aria, la traccia che apre il lavoro con atteggiamento già pensoso, ma con squarci di luce improvvisi.
C’è invece un battito forte all’inizio de Il senso giusto, che si mantiene essenziale e sobria, benché il testo sia pervaso di inquietudini.
Del tutto diverso il discorso è la teatrale Emullà, più recitata e interpretata che cantata, su battiti impazziti.
Luoghi comuni fa tornare in evidenza il pianoforte, su un pezzo in crescita continua, ansiogeno e capace di salire onda per onda. La coda finale del pezzo si addentra in territori tra electro e techno.
Sussurri e archi contraddistinguono l’intermezzo 4 parti, prima di passare a Insolito, primo pezzo davvero lento e cadenzato, in cui si riscontrano tutte le insistenze nella passione.
Si rimane sul lento con la title track, La parte mancante, colma di istinti depressi e desolazione.
Si spezza in due invece Lo stato delle cose, prima molto calma e poi estremamente più aggressiva.
Si torna al recitato con Quanto mi costa, invettiva di tre minuti piuttosto corposa.
Il disco si chiude con maggore moderazione: è la volta di In favore di vento, che però nella seconda parte dimentica la calma e si indigna.
Come si può interpretare dalla copertina ironica, l’ha fatta grossa Francesco di Giacomo. L’ha fatta grossa soprattutto andandosene via presto e privandoci delle ulteriori evoluzioni di una carriera singolare e atipica.
Ma l’ha fatta grossa anche perché ha inciso queste canzoni lasciandoci molti interrogativi e un’eredità importante, con la quale fare i conti. L’eredità di un artista considerevole, capace di un album intelligente e intenso in ogni sua parte, che purtroppo non avrà ulteriori seguiti.