francesco santagataUn disco nato dall’insonnia: Falsi risvegli è il primo progetto solista di Francesco Santagata. L’album è in uscita in digitale e CD per NaDir e Tippin’ The Velvet. Melodia, psichedelia, post rock, si mescolano in otto tracce pubblicate in Creative Commons.

Spiega Santagata: “Questo disco è stato composto dalle due di notte alle sette del mattino in un periodo in cui il sonno pareva proprio non avere alcuna voglia di farmi visita. Ricordo ancora quanto tempo impiegavo a capire se fossi sveglio o stessi in realtà già dormendo profondamente. I miei sogni cambiavano di
volta in volta. Come un fulmine, non cadevano mai nello stesso punto.

Per questo l’ho chiamato Falsi Risvegli, in omaggio ai miei dubbi serotini sul sonno e la veglia. Probabilmente è a causa di questa gestazione che il lavoro risulta febbrile ed eterogeneo, in grado di far passare da scenari post-rock ad allucinate bossa nova, da percussioni impanicate a violini cinematografici, da muri di suono noise a momenti più estatici. Il tratto comune è l’atmosfera sospesa che percorre l’intero album.

Originariamente doveva essere una raccolta di colonne sonore composte per il teatro, ma avendo creato tutti i brani nello stesso periodo, capisco solo ora che la metamorfosi era inevitabile. Da miscellanea a lavoro unitario. Dal sonno alla veglia, dalla veglia al sonno. Sempre incapace di scegliere fra i due”.

Francesco Santagata traccia per traccia

L’Intro si compone di gocce d’acqua, voci leggermente inquietanti, suoni che vagano. Entrano invece chitarra e batteria in Cerchi di fumo, nonché la voce, in un tempo rallentato ma a fronte di strutture che sembrano voler crescere gradualmente. Si prosegue poi con corde e archi di Giulio’s Theme, malinconica ballata che rievoca in parte le origini mediterranee di Santagata, inscrivendole però in un percorso diverso e più apocalittico.

Uragano inizia muovendosi nel profondo e accelerando progressivamente, guidata dalla sezione ritmica, ma con la chitarra che si conquista i propri spazi. La suite, da oltre dieci minuti, incontra tuoni e lampi lungo la propria strada, prima del finale (liberatorio?). E poi via, un po’ di swing/bossa nova: a sorpresa Dissyntheria (un titolo, un programma) spiazza l’ascoltatore con ritmi del tutto incongrui rispetto agli episodi precedenti. Ma sorprendere è quasi sempre positivo.

Si rientra in ranghi più composti con Notturno, con onde lunghe di malinconia e un abito che si conviene di più all’originaria idea di soundtrack. Il lato semi-scherzoso torna in vista con Nadir, che si converte a ritmi balcanici temperati però da sfarfallii sintetici. La chiusura è affidata a Le Rose di Jennifer, tra il cupo e l’evocativo.

Ottimo esordio, quello di Francesco Santagata, ricco di spunti interessanti e di buone sensazioni sonore. Forse la voce andrebbe utilizzata più spesso, anche se tutto sommato le composizioni suonano complete così come sono proposte. Piacciono anche gli svolazzi imprevisti che qui e là Santagata si concede.

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