Minimi mezzi massima resa è il nuovo disco, nonché una sorta di filosofia di base, dei Franky’s Head. Il disco è stato prodotto da Igor Pardini presso “Il Cubo Rosso recording” in seguito a una campagna di crowdfunding. Nell’album compare una collaborazione con il poeta anonimo Er Pinto ex componente del collettivo dei Poeti der Trullo.
L’album corona un percorso che vede la band muoversi all’interno dell’underground romano, fra concerti di musica indipendente e importanti aperture ad artisti come i Colle der Fomento, Giancane, Zerocalcare, DSA Commando e 666.
L’album è stato anticipato da un singolo pubblicato attraverso un video dal nome Massima Resa, il video mostra attraverso l’arte del parkour come dal nulla si possono fare delle cose incredibili. Ecco la nostra intervista con la band.
Raccontate come questo disco sia il coronamento di un lavoro di anni. Volete riassumere almeno le parti più importanti di questo percorso?
Questo disco è il frutto del lavoro di due anni. Nel 2016 avevamo da poco pubblicato il nostro primo album Francamente e una sera di quelle ci eravamo incontrati per bere noi cinque. Ricordo – parla Trope, il batterista – che parlai agli altri 4 membri e dissi loro quanto per me fosse importante continuare a produrre nuova musica. In sintesi il concetto che volevo esprimere era “bel lavoro ragazzi, ma ora testa al prossimo progetto!”.
Mi sembra che il titolo del disco “Minimi mezzi massima resa” sia anche una sorta di filosofia di vita per voi…
Quando ci vedemmo per decidere il nome del secondo album cercavamo un titolo che riassumesse il concetto “minimi mezzi massima resa” e ci siamo detti “perché non chiamarlo così?”. La nostra attitudine è proprio questa: sapevamo di non avere ingenti risorse a disposizione, ma abbiamo sempre capito come sia possibile sopperire a tale mancanza con il massimo impegno possibile da parte nostra. And we did it!
Oltretutto nel primo album avevamo tirato fuori tutte le nostre idee e abbiamo cercato di conciliarle ed esprimere al meglio noi stessi. In questo secondo progetto ci siamo schiariti le idee, sapevamo cosa ci piaceva, cosa prendere di buono e cosa invece sacrificare rispetto al primo disco. Abbiamo sempre cercato l’impatto sonoro, quindi abbiamo scremato le strutture, semplificato gli arrangiamenti, senza ovviamente cadere nel banale.
Abbiamo minimizzato i fronzoli e il risultato è stato, appunto, il massimo.
Come nasce “Subito”?
Sebbene non sia la canzone “manifesto” dell’album ci piace un sacco com’è venuta fuori. L’idea iniziale era quella di creare un intro dell’album, poi ne è nato un brano. Il testo rimane sicuramente la parte più importante e bella della traccia. Non importa quanto si è politicamente impegnati come artisti.
Essenziale è essere consapevoli degli orrori che si consumano in mare (ma anche sulla terraferma) e delle torture che l’Occidente perpetra a danno dei migranti. Paventavamo il rischio di una nuova Auschwitz. E ce l’abbiamo sotto il naso: in Libia, nel Mediterraneo nei campi di coltivazione del Sud Italia. Ecco, se la musica assolve ancora a questa funzione di denuncia che le è propria, noi denunciamo all’inizio dell’album il dramma più grave.
Da cosa ha origine la collaborazione con lo street poet Er Pinto?
Rimanemmo stupiti e lusingati per l’interesse che Er Pinto mostrò nei nostri confronti. Tutto nacque spontaneamente, frequentiamo spesso il Trullo perché abbiamo lì la sala prove e, insomma, l’incontro prima o poi sarebbe inevitabilmente avvenuto. Ricordo – parla sempre Trope – il giorno in cui mi mandarono il file con il testo della poesia, ero in una stanza, solo, all’università. La lessi ad alta voce e appena finii ebbi i brividi. Un Maestro, sicuramente, nell’arte della street poetry. Non possiamo che essere soddisfatti per aver collaborato con lui.
Avete avuto modo di incrociare molti artisti, soprattutto della scena romana, in questi anni di concerti, aperture per altri e attività in genere. C’è qualche incontro che vi ha segnato in maniera particolare?
Sicuramente aver ascoltato per tutta la propria adolescenza Assalti Frontali e Colle Der Fomento e poi ritrovarsi a condividere il palco con questi mostri è stata una grande emozione. Ma la gioia più grande è quella di aver creato un circuito all’interno del quale si trovano giovani artisti di grande talento. Un’altra soddisfazione grande infatti è quella di aver fatto un featuring con Sillamandria e uno con DJ ClassK. Che dire, due bestie! Così come aver suonato come backing band per Mr Nessuno in apertura ai DSA Commando. Come lavoro non è remunerativo quello del musicista, ma talvolta sa essere gratificante.
Ricordiamo con il sorriso la “quasi” apertura a Giancane all’Ardeforte 2018, cosa che purtroppo non è avvenuta a casa di un forte diluvio che ha costretto l’organizzazione ad annullare la serata. Tra l’altro subito prima del nostro live ci sarebbe stata la presentazione dell’ultimo libro di ZeroCalcare, si prospettava una marea di gente, purtroppo la marea è stata d’acqua.
Era il periodo dell’emergenza siccità, non pioveva da 2 mesi e mezzo.
Franky’s Head traccia per traccia
Si parte da Subito, canzone molto rock e molto politica, con un approccio diretto che non si sentiva da un po’.
Si passa poi a Suono libero, già più vicina alle sonorità crossover, ma non per questo più morbida, anche se con un andamento più alterno.
Massima resa parte a loop, poi si riempie di riferimenti alla pop culture, finendo per risultare molto ruvida e aggressiva, con il cantato sostituito dal rap.
C’è un recitato poetico e tranquillo al centro di Minimi mezzi, che ha carattere quasi motivazionale.
Si recupera energia subito, però: ecco Manifesta che fustiga in maniera molto diretta, con le chitarre vogliose di fare rumore.
Non c’è tempo per rifiatare perché parte subito Formazione tritolo, altro pezzo decisamente battagliero.
A dispetto di altre vaste dosi di elettricità, il clima di Fuori dai miei guai sembra un po’ più leggero. Be’ a parte quando si parla di tritolo.
Si viaggia di taglio con Squarci, che riesuma tecniche di scratch per aumentare l’impatto di un pezzo molto violento.
Corri via chiude l’album, con la sezione ritmica impegnata a regalare rapidità al pezzo.
Disco compatto e anche molto duro, qui e là, per i Franky’s Head, che riportano a galla i modi del crossover con qualche rimembranza di band come i Rage Against the Machine. Ma l’interpretazione del genere da parte della band è personale e significativa.