franqFrancesco Franq Martini è un produttore italiano che vive a Bruxelles. Zimmer-records ha appena pubblicato il suo quarto ep, Anxious States, sullo stile “dramatronic”: quattro pezzi intorno al tema dell’ansia e dell’evasione. Lo abbiamo intervistato

Puoi raccontare la tua storia fin qui?

Mi considero un musicmaker nel senso che mi interessa fare musica nei suoi vari aspetti, evitando il superfluo… ahah ok basta mi ridimensiono. Sono nato e cresciuto in provincia di Sondrio, dove ho preso lezioni di piano e ho cominciato ad appassionarmi al jazz grazie ai rari concerti locali dopodiché mi sono spostato a Firenze verso i 19 anni e ho cominciato a suonare anche la batteria.

Lì ho iniziato a suonare live (tastiere o batteria a seconda del caso) con varie formazioni, rock/dark, jazz-rock ma anche gruppi di cover e ho preso lezioni di piano pop. Verso il 2011 ho cominciato a interessarmi alla produzione e alla registrazione e sono nati i primi pezzi in solo come Franq. Abito a Bruxelles dal 2013 e ho pubblicato 4 ep con il mio progetto solo Franq, che definirei dramatronic.

Quando capita mi piace produrre altri artisti, uno su tutti Kévin & The Crazy (l’ep “Mystic Love”), un cantante pop belga. In più, ho da poco finito di remixare tre brani di Andrea Tich dal suo album “Masturbati”, è stata una collaborazione stupenda e stiamo cercando una label. Mi sono un po’ allontanato dalla dimensione live perché credo che la competizione e i meccanismi sociali spesso soffochino la musica e rendano frustrante l’esperienza delle band… ma tra un mese circa riprenderò l’attività live con il mio duo Fake Accent quindi forse una speranza c’è.

L’intero ep è costruito intorno ai concetti di ansia ed evasione. Perché hai dedicato il tuo lavoro a questo tipo di sentimenti?

L’idea è nata nel bel mezzo di due anni abbastanza opprimenti e routinari che mi hanno fatto riflettere, in cui ho studiato per diventare insegnante: passiamo un sacco di tempo davanti allo schermo del computer e alla fine persino le nostre espressioni facciali risultano meno reattive e più neutre, siamo sempre meno abituati ad ascoltare e stupirci perché accumuliamo troppe informazioni.

Occuparsi di quello che il quotidiano ci riserva, soprattutto senza capirne sempre le motivazioni, e cercare di star dietro a tutto è fonte d’ansia. Credo sia scontato definirla come un male moderno, ma bisogna prima di tutto riconoscerlo, è una condizione d’essere che preclude troppe cose, tra cui la creatività, il gusto e i rapporti umani. Nu-mana è la parte relativa all’evasione: si riferisce a Numana nelle Marche, dove ho trascorso piacevoli momenti estivi, ma significa anche “nuovo mana” come nei videogiochi, insomma… ricaricare i poteri magici.

Quali sono state le difficoltà maggiori che hai incontrato nel realizzare il disco, se ci sono state?

E’ stato difficile trovare un sound omogeneo per l’intero ep e allo stesso tempo rimanere fedeli al concetto di dramatronic (musica elettronica con elementi organici e momenti intensi che si susseguono e sviluppano una narrazione), che può voler dire tutto o nulla….Infatti puoi trovarci elementi techno, ambient, industrial ma anche percussioni semplicemente nevrotiche.

Come nasce la traccia di apertura, “Modern Rites”?

Il nome “Modern Rites” mi fa pensare a una serie di riti contemporanei (ma svuotati di alcun tipo di valore o funzione aggregativa) che caratterizzano la vita di tutti i giorni. Cazzate come postare compulsivamente su Facebook per mantenere a galla la propria immagine mediatica, presentarsi in un certo modo ai colleghi (ma solo all’inizio) per fare una certa figura, i tormentoni mediatici o certi modi prevedibili dell’opinione pubblica di reagire di fronte a certi eventi… insomma, ognuno capirà di cosa sto parlando. E’ nato tutto dal giro secchissimo di chitarra finta, le batterie, i clap tribali e i synth strozzati son arrivati dopo. Puntavo a creare un’ atmosfera da isteria collettiva, nella quale ci si sente un po’ a disagio perché avviene tutto in maniera concitata e ci si rende conto di trovarsi in mezzo, volenti o meno.

Puoi raccontare la strumentazione principale che hai utilizzato per suonare in questo disco?

Percussioni, samples e suoni reali del mio piano Kurzweil, un synth Novation Ultranova, una drum-machine Akai XR20 e per alcuni suoni un multieffetti Zoom G1on.

Puoi descrivere i tuoi concerti? Quali saranno le prossime date che ti vedranno coinvolto (solo se hai già delle date fissate prossimamente)?

Sto provando per eventuali concerti come Franq, saranno metà DJ-set e metà live-set improvvisato. Di sicuro il 30 marzo suonerò con i Fake Accent (duo alternative-pop con la cantante Maria Nistor) a Bruxelles al Café Central, per festeggiare i 13 anni del collettivo NO Respect Da Silence.

Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimi di più in questo momento e perché?

Vivendo all’estero cerco di seguire molto la scena italiana e ne stimo troppi! Mi piacciono molto i conterranei Giorgieness per la voce stupenda di Giorgia e il loro sound rock genuino, ma anche l’ambient di Gigi Masin (in particolare l’album “Talk to the Sea”), l’elettronica orchestrale e arrangiata stupendamente di Dardust, gruppi storici come i Verdena o tutti gli album di Riccardo Sinigallia, secondo me un maestro del pop. Senza dimenticare le nuove promesse come Joan Thiele (sarei curioso di seguire la produzione del suo nuovo album) o le colonne sonore di Pivio e Aldo De Scalzi.

Puoi indicare tre brani, italiani o stranieri, che ti hanno influenzato particolarmente?

HECROM – New Horizon: un produttore spagnolo che ho scoperto su Soundcloud. Questo pezzo in particolare è stato fondamentale durante la produzione di “Anxious States”, con la sua techno cosmica e drammaticissima, ma senza cassa dritta.

AFX (Aphex Twin) – P-string: per il suo mix di techno brutale e violini sintetici angoscianti

BLONDE REDHEAD – Dr. Strangeluv: sono uno dei miei gruppi preferiti, ed in generale mi sento molto influenzato dai tipici arpeggi chitarristici di Amedeo Pace.

Franq traccia per traccia

Modern Rites apre l’ep concentrandosi, sulle prime, su battiti e ritmi (non sarà un caso isolato). Poi emergono anche dinamiche elettroniche più sfumate, esplosioni controllate e giochi di luce, senza che l’innervamento venga meno.

Schema simile in Today’s Train, che aggiunge piano piano divagazioni ferroviarie che diventano ossessioni. Computer Face si inabissa un po’ di più, provando a scavare in oscurità ansiogene animate dal drumming e confinanti con l’industrial.

L’ep si chiude con Nu-Mana, in cui filtra un’aria differente, più calma ma anche più malinconica, con campane lontane e una melodia che per una volta sembra prendere il sopravvento sulla ritmica, anche se non in maniera stabile

Un buon lavoro, quello di Franq, che fornisce un nuovo assaggio delle potenzialità del producer e che offre indizi di stile molto concreti e avvitati nel contemporaneo.

 

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