Fucina28, “L’armonia degli opposti”: la recensione
I Fucina28 pubblicano oggi L’armonia degli opposti, nuovo disco di dieci tracce con svariate influenze e con la produzione e direzione artistica di Pietro Giamattei.
Nel mese di maggio del 2017 Pietro e Alessia iniziano a lavorare sugli arrangiamenti de L’armonia degli opposti inserendo nuovi strumenti come l’ukulele di Danilo Vignola. Pietro e Alessia stravolgono ancora la preproduzione del nuovo disco inserendo anche percussioni, elettronica e tutti gli strumenti che lo studio aveva a disposizione. Nel mese di luglio del 2018 i ragazzi anticipano l’uscita dell’album con il video del singolo “Mutria” girato nel parco nazionale del Matese.
Fucina28 traccia per traccia
La prima traccia è Mutria, un brano di origine folk con inflessioni cantautorali, irrorati di un drumming piuttosto muscolare. Radio aut ha una struttura particolare: si parte piano e poi si accelera fino a raggiungere ritmiche rock.
Il pianoforte apre L’armonia degli opposti, con note scarne che presto sono affiancate dal cantato e da una stuttura rock crescente. Il testo ricorre anche a immagini forti per un andamento molto contrastato e frastagliato.
Senso di tragico immanente su Nero infinito, che si propone in modo netto e molto malinconico. Nella seconda parte, con l’aiuto degli archi e ancora del piano.
Piccoli supermarket ha sonorità molto dolci, con un violino evocativo e un testo che ha parti di aggressività. Un po’ sghemba e un po’ punk Faccio il poeta anch’io, che parla di rapporti social.
Arriva poi la cover del classico di Rino Gaetano Aida, con armonica a bocca e passo pesante: la band rispetta il tracciato originale (oltre alla famosa rima “Cristo e Stalìn”) aggiungendo soltanto qualche particolare qui e là.
Non puoi fingere continua a proporre miscele originali, con una quasi citazione sonora di Cuore matto nelle prime battute, per un pezzo che poi si apre a ventaglio su sonorità quasi orchestrali.
Indizi leopardiani emergono in Lezione d’amore 2, più intima e meno rumorosa delle altre canzoni del disco. Si chiude con Io ti ho già vista, acustica e piuttosto acuminata.
Poetica singolare e un po’ storta, quella che emerge dall’ultimo lavoro dei Fucina28, che riescono a proporre miscele del tutto personali distribuite lungo l’album.