Gae Vinci: ho cercato di mettere assieme tutte le mie influenze musicali

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Lonely Ballads è il disco d’esordio di Gae Vinci, nome d’arte di Gaetano Vinci, attualmente disponibile in vinile e in digitale. I generi musicali dai quali il produttore siciliano è fortemente influenzato, il dream Pop/shoegaze/folk, sono evidenti nelle sonorità del disco, ma riproposti in chiave moderna. Nella sua musica si percepisce il romanticismo (ormai raro), la malinconia di un passato forse mai esistito, la consapevolezza che niente dura per sempre e infine un’atmosfera cupa che ha come sottofondo la solitudine e il mistero. 

Per l’occasione abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui.

Lonely ballads è il tuo album di debutto. Cosa ha ispirato il nuovo disco?

Principalmente la musica che ascolto, gli artisti che seguo. Ho cercato di mettere assieme tutte le mie influenze musicali, cercando di capire come far conciliare i diversi generi e come mixarli tra di loro.

Quali generi musicali sono presenti e qual è il filo conduttore che lega le canzoni tra loro?

È palese il mio amore per il dream pop dei Cocteau Twins o per il folk/psychedelic degli Opal/ Mazzy Star, così come lo shoegaze degli Slowdive o My Bloody Valentine e anche l’elettronica del nord europa di Trentemøller e TOM and his computer. Il tutto incorniciato da un’atmosfera lynchana. David Lynch è uno dei miei artisti preferiti. Dopo aver completato la produzione, e dopo aver ascoltato ripetutamente più volte il disco, mi sento di dire che il filo che collega tutti i brani è un forte senso di solitudine, accompagnato ovviamente da sfumature malinconiche e sonorità dal gusto nostalgico.

C’è un brano a cui sei particolarmente legato o che ha avuto una gestazione emotiva più complessa?

Onestamente no, ogni brano racchiude un momento esatto dei miei pensieri. Scegliere sarebbe come rinnegare o dare meno importanza ad un determinato momento piuttosto che un altro.

Era un disco a cui pensavi da molto o è nato per caso?

L’idea iniziale di Lonely Ballads non era un album, lo è diventato man mano che producevo sempre più brani. Inizialmente doveva essere un ep, invece…

Ci spieghi il perché del titolo dell’album?

Amo moltissimo le ballate, inizialmente avevo scritto quelle che poi sono le ballate all’interno dell’album (My favorite color, Angel) avvolto dal senso di solitudine… ho sommato le due idee e il titolo è venuto fuori in modo naturale.

E invece la copertina dell’album cosa rappresenta?

La copertina, così come le cover dei singoli sono le foto di una mia amica fotografa siciliana Lea Russo. Una sera mentre le parlavo dell’album a cui stavo lavorando, le chiesi di inviarmi i suoi lavori per capire se potessero interessarmi. Non appena ricevuto il book, è stato molto facile scegliere e farmi ispirare dalla sua arte che trovo bellissima.

Parliamo della tua etichetta discografica BLOODONTHETRACKS. Quando e perché nasce?

Quando decisi di cominciare a scrivere qualche canzone, nel giro di 5 mesi mi sono ritrovato con quattro brani finiti, così avevo pensato di rilasciare un ep. Non ricevendo nessun riscontro positivo da parte delle etichette discografiche, decisi di creare la mia, cioè BLOODONTHETRACKS. Così da quel momento iniziai a lavorare alla continuazione dell’ep creando un vero e proprio album avendo anche la flessibilità in futuro di pianificare le nuove uscite. 

I tuoi progetti futuri? Qualche anticipazione?

Abbiamo iniziato da poco le prove con la band, l’idea è di portare in giro l’album live, così stiamo lavorando senza trascurare nessun dettaglio.

Pagina Instagram Gae Vinci

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