Gazzelle, “OK”: recensione e streaming del nuovo album

Ci sono poche cose chiare al mondo: una di queste è che se di domenica mattina, di San Valentino per giunta, inizi a recensire OK, il nuovo album di Gazzelle puoi ottenere solamente una nostalgia viscerale per ogni ex fidanzatino dalla prima elementare a oggi. Questo accade fin dagli esordi del buon Flavio Pardini, vero nome dell’artista romano, che da subito ha abituato il pubblico a riflessioni nostalgiche su chi prima c’era e ora non più.

Undici brani inediti in tutto, da cui sono già stati estratti quattro singoli, accolti con entusiasmo dai fan, e un featuring con thaSupreme che male non fa, in mezzo a questa nostalgia.

Gazzelle traccia per traccia

Come ti sei cacciata in tutti i tuoi guai / da quando non sei più nei tramonti e dentro le fotografie

Si può sapere che fine hai fatto? si chiede Gazzelle nella prima traccia, Blu. Un addio, accompagnato dal timbro di voce inconfondibile, sono da sempre alla base della produzione discografica, immagini di tram che sfrecciano, lei che se ne va e lui che non se ne fa una ragione.

Te l’ho già detto una volta / mi ricordavi il mare

Si prosegue con Destri e le autocitazioni di vecchie tracce, quando ancora tutto sembrava possibile se affrontato insieme e non era ancora prepotente il bisogno di prendere il muro a pugni per provare un po’ di sollievo. Il mood è il solito, riconoscibile, si cresce sui ritornelli e si gioca con i tasti e le chitarre mentre la testa inizia a lasciarsi andare tra le mani. Il brano ha raggiunto 58 milioni di stream totali.

Ma è sempre così / ad annegare come un’oliva nel gin

GBTR, ovvero Going back to routine, weekend solitari e terrore per ciò che accadrà se rimaniamo immobili. La sensazione di smarrimento è quella che ognuno ha provato almeno una volta, ed è il motivo per cui ai concerti di Gazzelle tutti cantano insieme come se la voce non potesse mai finire: il senso di appartenenza a un sentimento, a uno stato d’animo, magari reso contemporaneo da acronimi o frasi a effetto.

come se t’imbarazzi ma senza arrossamenti / come tirare a palla il volume della macchina

Era bellissimissimissimissimissimo tra me e te, Però. In questa traccia si lascia tanto all’immaginazione e tanto invece sarebbe stato meglio immaginarlo, ma perdonando l’eccesso di linguaggio da WhatsApp il brano si mantiene in linea con le tracce precedenti.

Capi-respirami addosso ancora un po’, ti prego / non riesco a mangiare

È giunto il momento di La-crima e dei suoi giochi di parole, che ricorda come ogni frase, ogni immagine, è legata strettamente a ciò che la precede e a ciò che verrà dopo, come una sorta di destino a cui è difficile sfuggire.

Come quando non ti incazzi, e rimane tutto lì / ma vorresti vomitarlo, come il drink di giovedì

Verrebbe da chiedere se è tutto OK a Flavio, perché sembra evidente che non tutto sia al posto giusto. La title track non poteva essere da meno: i soliti tormenti resi facili, le solite domande rese inutili, le solite metafore per prendere per il culo il morso alla bocca dello stomaco che cerca sempre di prendere per sfinimento noi.

Abbiamo smesso di nuotare ancora prima di iniziare / siamo due frane, che te lo dico a fare

7 è una storia che non sa dove sta andando, un’apocalisse interiore che non aiuta a fare chiarezza, ma che cerca di fissare un punto e di non perderlo di vista per poi provare a ripartire. Quante volte sono naufragate storie perché il disagio di uno diventava quello di entrambi? Liberati per le 7, stiamo insieme, vediamo che succede. Che magari ricominciamo a nuotare nella stessa direzione.

Non mi chiedi mai veramente come sto / come vuoi che sto? Non lo so nemmeno io, boh

Belva resta particolarmente addosso per la sua fisica rappresentazione dell’altro, quello stronzo e cattivo, quello che probabilmente siamo stati anche noi, che in fondo siamo selvatici tutti, ma cerchiamo sempre qualcuno che sappia starci accanto comunque senza spaventarsi.

Mentre la notte s’accende come le sigarette che mi fumo, una coltellata

Una produzione che un po’ stupisce quella tra Gazzelle e il piccolo re Mida thaSupreme in Coltellata: nessuno stravolgimento, nessuna contaminazione violenta, ma una divisione di spazi che viene arricchita dai virtuosismi sintentici del produttore. Rinuncia, malinconia, voglia di alleviare il peso del bagaglio.

Fermati qui e resta così / prima che il tempo porti via ogni cosa

Un atto di dolore intitolato Scusa arriva a buttare ulteriore benzina sul fuoco dei nostri rimpianti, che se la ascolti bene questa canzone decide per te di dichiarare il KO tecnico e di mandare i giocatori, compreso te, negli spogliatoi a bere un thé caldo. Cosa rimane di noi? Deve rimanere per forza qualcosa?

Ma tu lo sai come si fanno gli aeroplani di carta / E come mai i nostri non rimangono mai in aria? Un po’ come noi

Compito di mettere il punto a questo nuovo album spetta a Un po’ come noi, ulteriore presa di coscienza di quanta strada ci sia ancora da fare e di quante domande resteranno senza risposta ancora per un bel po’.

Quello di Gazzelle è un mondo fatto per due, come diceva il collega Coez. Parla sempre d’amore: quello passato, principalmente, che ha lasciato graffi, cicatrici e senso di smarrimento. Credo sia questa la carta vincente dell’artista, nonostante le accuse di poca originalità: riesce a scrivere una storia bella ma senza sbattimenti, fa venire voglia di premere il tasto play e di mettere le cuffie perché sai che quella che ti racconterà è anche la tua storia.

La canti ai concerti, la riascolti ancora e ancora, senza pretesa di cambiare il mondo. Con buona pace di chi si trova a caccia di contenuto sempre, dimenticando di intrattenere ogni tanto i propri mostri.

Genere musicale: itpop

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