Generic Animal, “Presto”: recensione e streaming

Continua a crescere la poetica di Generic Animal, uno dei progetti più interessanti e originali tra quelli che caratterizzano l’itpop anni ’20. Presto è il suo nuovo disco.

Generic Animal è lo pseudonimo e progetto solista di Luca Galizia. Luca è del ’95, vive a Milano, viene dalla provincia di Varese. Suona vari strumenti, disegna, scrive con la chitarra e con GarageBand. Luca arriva dall’hardcore e dall’emo, come dimostra il suo precedente progetto Leute.

Il nome Generic Animal nasce da un disegnino di un animaletto fatto qualche anno fa, un animale senza sesso e senza specie. A gennaio 2018 esordisce con l’omonimo disco edito da La Tempesta. L’album è prodotto da Marco Giudici, i testi sono scritti da Jacopo Lietti, il suono va dall’hip-hop all’emo midwest con un pizzico di sapore medievale. Il disco viene accolto molto bene da pubblico e critica e ne segue un tour che lo porta a suonare per più di ottanta serate in tutta Italia.

Generic Animal traccia per traccia

Racconti di schiaffi e di sassi tirati agli alveari per una Como by night che apre il disco in modo malinconico e circondato di ricordi d’infanzia e rimpianto.

C’è l’autotune e molta elettronica in 1400, scomposta nei ritmi e nelle influenze, curiosa nella narrazione e parente della trap senza volerla veramente fare.

Sorry sembra quasi una ballata acustica, ma ovviamente sghemba, costruita in modo intimo ma strano, quasi umido.

Si parla di denti all’interno di Scherzo, che vede una strofa piuttosto aggressiva di Massimo Pericolo, che inserita nel contesto della narrazione di Generic Animal fa un effetto stravagante.

Conversazioni generiche e ammissioni si manifestano in Promoter, che è costruita come i pezzi di folktronica internazionali, con perfino una frase di sax a fornire colori notturni. Anche la vocalità svaria molto di più.

Nirvana è riferito all’omonima band e a un concerto che si trasforma nell’ennesima un’occasione persa, tra rapporti famigliari non lineari e improvvise aperture sonore.

Nicolaj Seriotti si impadronisce di Alveari, praticamente una strofa rap da poco più di un minuto. Si svaria in maniera differente con Volvo, che ha un’intonazione quasi soul, appoggiata sul morbido.

Problemi di soldi smarriti sono al centro della rabbia di 700, che inserisce un loop che sembra un ritornello.

Ecco poi Presto, la title track in collaborazione con Franco126, tra giri di chitarra e recriminazioni. Franco interviene a fornire toni più bassi e sentimenti negativi a tappeto. “Non esco di casa/ho letto già la trama”.

Note piccole e passo pesante per Adelio, pezzo che si permette poi dei cambiamenti interni e delle promesse da marinaio.

Il finale è ancora più curioso: Scarpe #2 ha dei fiati quasi burleschi, e convoglia tutto il senso di stralunato nel cantato.

C’è una certa scrittura della debolezza all’interno dei testi, del cantato, dei concetti espressi da Generic Animal, che va al di là del generico depressivo espresso dall’indie di questi giorni.

C’è un modo di cantare e di raccontare che approfondisce sensazioni e concetti di tempi sempre sbagliati, ansiosi, in minore. Il tutto inserito in un contesto sonoro fantasioso e intelligente, con le collaborazioni giuste e con scarso rispetto per le barriere di genere.

Genere: itpop

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