Piramidi è il nuovo disco di Germanò, evoluzione musicale per il cantautore romano, sotto la supervisione di Bomba Dischi e con l’aiuto del produttore Matteo Cantaluppi. Abbiamo rivolto qualche domanda a Germanò.
Ho letto che il titolo del tuo disco è un omaggio a Carella. Vuoi spiegare che cosa rappresenta per te la sua figura?
Il titolo è anche un omaggio a Carella; è soprattutto un modo per spiegare agli altri cosa mi piace.
Veniamo al disco: come e con quali evoluzioni nasce ed esce?
E’ una fusione tra due strade, una vecchia e una nuova. Per cercare il ritmo è nato in saletta, portavo una canzone alla mia band e registravamo l’arrangiamento finale semplicemente dal telefono, i brani si dovevano reggere sempre con quei quattro elementi, il più possibile.
Piramidi è un album meno collaborativo che sperimenta con diversi strumenti ed esprimo la mia passione per i sintetizzatori, per le ritmiche più quadrate e la volontà/possibilità di portare più elettronica dal vivo.
Ho letto anche che hai preso spunto da Lou Reed per metterti in posizione più da narratore che da protagonista. Esigenza artistica o nella vita sei uno che preferisce defilarsi un po’?
Non c’è una frase in tutto quello che ho scritto che non mi riguarda dal profondo. Mettere da parte l’ego nella scrittura è qualcosa che continuerò a cercare, penso si possano scrivere canzoni più belle per l’effetto che danno, credo di maggiore inclusività.
“Matteo non c’è” sembra un pezzo un po’ collage. Il titolo mi ha fatto pensare a “io non sono qui” sulla vita di Bob Dylan. Chi è Matteo?
Matteo è il governo e l’opposizione, il politico, l’elettore, lo studente, il lavoratore, l’esiliato, l’ambizioso, lo smarrito, il giovane, il vecchio, l’onesto e il bugiardo; mi sembra chiaro no?
Che cosa succede adesso a Germanò?
Dipinge.