Gibonni, il coro Brodosplit e l’ospite speciale, Danilo Saccco – Sabato 6 Giugno 2015 – Parco San Giuliano – Mestre (Ve)

Gibonni, al secolo Zlatan Stipisic, da Spalato, o, se preferite, Split, Croazia, ovvero uno degli artisti più celebri in patria e nei paesi della ex-Jugoslavia, senza però mai cadere negli stereotipi da Eurovision o ancora in quel folk che Elio non sembrava proprio apprezzare nel suo “Concerto Del Primo Maggio”.

La musica di Gibonni è pop/rock di livello internazionale, e il suo ultimo lavoro in studio, 20th Century Man era stato realizzato tra Londra, agli Abbey Road Studios e la Croazia, con la produzione di Andy Wright, già al lavoro con i Simply Red e Simple Minds e non è raro vedere dai suoi concerti anche presenti in rete ospiti speciali, da Stevie Stevens alla chitarra a cantanti newyorchesi, cori gospel direttamente da Londra.

Per il suo concerto italiano, a due anni dall’uscita del disco, Gibonni ha voluto però proporre uno spettacolo differente e decisamente ricercato, e Venezia in questo caso è stata molto più che uno sfondo ma una vera ispirazione. La serata si è aperta intorno alle 20 con le parole e le musiche di Ljubo Stipisc, poeta e cantautore, nonché padre dello stesso Gibonni, interpretate dal coro Brodosplit, con un arrangiamento per sole voci maschili. Il coro, in tradizionale costume della Dalmazia, è la formazione principale della città di Spalato e prende nome dai cantieri navali. Una musica sospesa nel tempo, quasi religiosa, che introduce Gibonni con la sua band, senza stacchi né cambi palco, perché appunto parte dello stesso spettacolo.

Gibonni si dimostra un cantante estremamente preparato e versatile, capace di cambiare lingua con estrema agilità, e la band che lo accompagna si mostra altrettanto valida, proponendo i suoi classici con un nuovo arrangiamento, non acustico ma semplicemente più intimista, in cui emergono colori che richiamano alla musica balcanica, ma decisamente diversi da quelli dell’esempio citato in precedenza.

Cambio di scena, ma senza interruzioni, per l’arrivo sul palco dell’ex cantante dei Nomadi, Danilo Sacco, una delle migliori voci del rock italiano e personaggio di una carica sorprendente e allo stesso tempo di grande umanità. In quel giorno correva una ricorrenza davvero speciale per Danilo, il suo cinquantesimo compleanno, festeggiato come deve farlo un vero musicista: sul palco.

Gibonni e Sacco hanno proposto per la prima volta insieme dal vivo il brano Non Credere (She Said), duetto realizzato nel 2014, una ballad romantica e sognante ed “Emilie”, brano dall’ultimo album di Danilo Sacco, in cui Gibonni lo ha accompagnato all’acustica, insieme alla sua band e alla fisarmonica di Andrea Mei, collaboratore artistico di Danilo da anni, nonché ex-membro storico dei Gang.

Il concerto si avvia poi verso il finale, ma non prima che Gibonni abbia proposto al pubblico alcuni dei suoi classici di oltre vent’anni di carriera, presentato la band e il direttore del coro, il tutto con la naturalezza di artisti che suonano insieme da diverso tempo. Il finale è poi lasciato di nuovo alle voci del Coro Brodosplit, per accompagnare il tramonto sulla laguna. Un concerto non esattamente pop, non rigidamente world music ma di grande qualità, e, a cercare un paragone come approccio musicale possono venire in mente alcuni lavori storici di Noa, produzioni internazionali ma forti radici nella propria terra.

Tamara Pasquali

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