Artista poliedrico, Giò Sada ha iniziato a suonare giovanissimo con il suo gruppo, i Bari Smooth Squad, sbarcando poi a X Factor per “vedere come funziona il sottosopra della musica” e tornando a casa con la vittoria e tanta voglia di fare. Il primo album, Volando al Contrario, uscito nel 2016, il progetto Nowhere Stage e l’esperienza nella Grande Mela sono solo alcuni dei temi di cui abbiamo parlato in questa intervista.
Volando al contrario è il titolo del tuo primo album solista, ma sembra anche una filosofia di vita. Al contrario di quanto sarebbe stato conveniente, hai atteso mesi per farlo uscire dopo la vittoria a X Factor; al contrario di quanto ci si sarebbe aspettati da un giovane investito dal treno del successo hai portato con te i tuoi amici di sempre, i Barismoothsquad, nel tuo progetto musicale; al contrario di quanto potrebbe sembrare, il tuo aspetto fisico è un valore aggiunto ma non certo la colonna portante della tua fama. Ti senti davvero controcorrente?
In un certo senso sì, ma non solo controcorrente, in opposizione al luogo comune, amo quando un metallaro canta una canzone dolcissima e ti spiazza completamente, o quando qualcuno che assomiglia a un punk riesce a farti emozionare con una melodia che non ti aspetti, o che uno che vince un talent, invece di arricchirsi ritorna sul suo percorso forte del fatto di aver conosciuto davvero come funziona il “sottosopra” della musica italiana, “volando al contrario” significa questo, entrare a gamba tesa nel mainstream in Italia per capirne i pregi e i difetti, capire chi sono le figure che amano questa materia (la musica) e chi invece la vede solo come un surplus economico, insomma invece che partire da giù per arrivare su sono partito da su per arrivare giù, ma con un paracadute e per camminare libero e consapevole.
Ci sono posti che, sulla carta, non avrebbero le caratteristiche adatte per fare musica, ma voi non vi lasciate intimorire, e ci suonate lo stesso. Perché “ogni posto è un palco da schiacciare”. Come è nato il progetto Nowhere Stage?
Il Nowhere Stage è un progetto artistico che va oltre la sola musica e le uscite ufficiali, utilizziamo un luogo preciso per farci da scenografia e per rafforzare il concetto che in ognuno di questi andremo ad esplorare, ogni volta con un featuring e dei videomaker differenti, per stimolarci l’un l’altro e per dare il massimo spazio alla creatività.
Proprio legato a questa idea, è appena uscito il video di “Without an Edge”, suonato e registrato a Molfetta insieme al duo Concerto. Il tema è quello della migrazione, del bisogno di allontanarsi e della paura di restare. In qualche modo riconducibile e speculare al “Fermo e restante” del tuo primo singolo “Il rimpianto di te”…
Nell’ultimo abbiamo utilizzato due pescherecci ormeggiati nel Molo di Molfetta in Provincia di Bari, i pescherecci da noi sono sinonimo di lavoro duro e sono anche strettamente collegati alla questione dei migranti (molti di loro sono stati salvati dal mare grazie a dei pescatori) inoltre Molfetta storicamente è una città nata e popolata grazie a flussi migratori; credo in ogni caso che il tema della migrazione sia il centro della nostra generazione di trentenni e non solo un problema di gente che arriva dall’Africa o da luoghi aspri e inospitali, siamo noi i primi a dover andare all’estero per poterci formare, e per capire spesso il significato di civiltà, Il rimpianto di te parlava più o meno della stessa questione, vista però dagli occhi di chi resta, che come in un fast forward vede apparire e scomparire persone e cose mentre lui è fermo e restante.
Hai da poco vissuto un’esperienza a New York insieme a Joe Bastianich. I tuoi post sui social hanno mostrato una piccola parte di ciò che è stato: ci sono stati momenti che ti hanno ispirato particolarmente? Che cosa hai portato via dall’America che qui non avevi ancora trovato?
New york is the place to BE, ed essere quello che vuoi soprattutto, multietnicità che ti protegge dal razzismo, estrema voglia di fare, ti senti un cittadino newyorkese il giorno dopo essere arrivato, abbiamo pranzato con Roy Bittain (E-street band), incontrato Bob Gruen, saltato sui tetti di Manhattan, mangiato di tutto, porto con me l’esplosione di vita che ti abbaglia appena metti piede in questa città.
Hai la fortuna di avere una voce che emoziona su melodie morbide, ma che riesce anche ad essere a suo agio nell’Hardcore. Dopo aver fatto i complimenti alla versatilità, mi chiedo: Giò in quale versione si sente più… Giò?
Non ho mai saputo rispondere a questa domanda, la musica è colore e i colori sono tanti, capisco che ci si trova più a proprio agio con qualcuno che sai cosa proporrà , io non voglio scegliere tra le due cose, sono entrambe le cose, un concerto può cominciare soffuso e finire nel caos o viceversa, come un quadro con a destra il sole e a sinistra in lontananza le nubi, non si può chiedere a un pittore che disegna ogni giorno una mela perché oggi ha disegnato la luna, fa parte della suggestione, è la suggestione che crea l’opera d’arte, ti immagini un attore che a teatro ti sussurra lo spettacolo senza nemmeno un guizzo di voce, un urlo, un gemito? Io no. Mi auguro che il futuro ci riservi molte più sorprese e molte meno consuetudini (che sono ciò che amo meno al mondo).
Giò Sada è impegnato in una Winter Session di Live in giro tra Spagna e Italia. Le prossime date:
22/11 Milano (Music Week)
2/12 Bari (GarageSoud – Faro Records 10 years)
22/12 Fermo (Heartz)
23/12 Napoli (Soundmusic Club)
Chiara Orsetti