Un diario segreto rosa al centro del palco, pronto a girare tra il pubblico per permettere ai presenti di lasciare un pensiero, un commento, semplicemente un segno della propria esistenza. Questo è quello che ci si deve aspettare dal nuovo tour acustico di Giorgieness: l’artista di Sondrio è un vulcano, e anche i suoi capelli, ora rosso fiammante, sembrano volerlo urlare al mondo. Voce potente, graffiante, ruggente, canta di pene d’amore e lo fa in una nuova dimensione, quella regalata dal suo quarto album Cuori Infranti, uscito a fine 2024 e diventato un manifesto di chi, da sempre, prova a sopravvivere alle delusioni.

Hai dichiarato che questo nuovo disco ti fa sentire come se fosse il primo. È vero? Come fai a rinnovarti così, dopo tutti questi anni?

Ho ritrovato quello spirito di scrittura che avevo all’inizio. A volte, stare nel mondo della musica per tanto tempo può chiuderti un po’, farti cercare di accontentare tutti. Non è una cosa che ho fatto intenzionalmente, ma nel mio percorso artistico ho capito che avrei potuto fare scelte diverse, magari con altri produttori. Nonostante ciò, sono grata alle persone con cui ho lavorato. Quando sei giovane e non hai le idee chiare, è normale affidarsi a qualcuno. Crescendo, ho capito meglio la mia idea di musica. In questo album, mi sono liberata dalle sovrastrutture e dalle aspettative.

Sono una persona con molti mondi interiori, e mi stavo chiudendo in un’idea di rock che non mi apparteneva più. Quando mi sono sentita una caricatura di me stessa sul palco, ho capito che dovevo fermarmi. Ho iniziato ad ascoltare la musica che amo da sempre, come Taylor Swift. Lo so, può sembrare strano, ma canzoni come We Are Never Ever Getting Back Together sono scritte benissimo e mi hanno ispirato per Che Cosa Resta. Ho ricominciato a scrivere come a 16 anni, sul letto con la chitarra, cercando di recuperare quella sensazione di sincerità. Ho scritto di cose che stavo vivendo, senza preoccuparmi di chi mi avrebbe ascoltato. Non c’è una formula magica, devi solo essere sincero.

Questo tour acustico, voce e chitarra, come sta andando? Ti piace questa dimensione?

Sì, mi piace molto. All’inizio ero un po’ preoccupata, perché è un momento difficile per i live, ma sono convinta che il modo migliore per arrivare alle persone sia parlargli faccia a faccia. Ho deciso di fare più date, anche in questa versione acustica. Con me c’è Domiziano, il produttore di Mamma! e con cui ho scritto anche Ci Vai Sotto. Abbiamo una grande sinergia.

Questo tour non è un semplice concerto, è più un podcast, una sorta di “Giorgeria”, come diciamo noi, perché ripercorriamo tutta la mia carriera, dal primo ep fino a Cuori Infranti e oltre. Racconto le storie dietro le canzoni, perché penso che sia importante far conoscere la mia musica a chi non mi conosce. Due anni fa ho fatto due date simili, dei secret concert, e ho visto che il pubblico reagiva molto bene. Così, con Domi e il team, abbiamo deciso di provare questo format. Ogni sera è diversa, non abbiamo una scaletta fissa. A Seregno il pubblico era più affezionato, ad Asti c’era un mix di persone. È stato un bell’esperimento, e siamo riusciti a creare un’atmosfera intima.

Sei molto produttiva, il disco è uscito da poco e hai già un nuovo singolo. Cosa ci aspetta per il futuro?

Altre canzoni! Credo che questo sia il momento dei singoli, non degli album. Gli album stanno soffrendo, e con loro anche noi artisti. Lavoriamo un anno per un album, ma poi vengono ascoltate solo tre o quattro canzoni. Per me, che amo sperimentare con generi diversi, è più stimolante lavorare sui singoli. Ho tante canzoni pronte e collaborazioni in vista. Ci sarà molta musica nuova.

Tornando a Cuori Infranti, è un album con tematiche forti e un suono potente. E poi c’è l’inno dei “sottoni”…

Sì, Cuori Infranti è nato dalla consapevolezza del mio pubblico. Ho capito a chi arrivo e che potrei arrivare a molte più persone. Mi sento una persona media, e non mi piace sentirmi speciale. Mi sento a disagio quando mi atteggio. Voglio rimanere una “polpetta”, perché è così che le persone si sono legate a me. Penso che siamo in tanti a sentirci un po’ alieni in questo mondo individualista e superficiale. Chi è sensibile e sincero spesso si sente sbagliato. Io sono una persona aperta, ma ho paura di avvicinarmi agli altri.

Quando mi fido, mi apro completamente, e a volte questo è un problema. Ho capito che non sono sola, che le persone che mi ascoltano si sentono come me. Vivo in una città che non mi ha dato molto a livello umano, e mi sono sentita sola. Questo album mi ha aiutato a ritrovare le mie persone e lo scopo della mia musica: far sentire meno soli gli altri.

Un ragazzo che fa musica sui social mi chiedeva come faccio ad avere fiducia nelle persone, visto che spesso deludono. Io gli ho risposto che la mia musica serve proprio a questo, a far sentire le persone meno sole. Non sono loro amica, ma le capisco, come capisco Taylor Swift quando racconta le sue sofferenze. Cuori Infranti e tutto l’album parlano di me, per la prima volta mi sento al centro.

Stasera qui a Genova ai Giardini Luzzati si chiude “Primavere”, una rassegna dedicata al femminile. Quanto è importante parlare di queste tematiche?

È fondamentale. Forse ora più che mai, visto che finalmente si denunciano più casi di violenza. Chi ha un microfono in mano deve usarlo per le cose in cui crede. Io sono diventata femminista tardi, ero una “pick me girl”. Ho capito quanto il maschile abbia influenzato la mia vita e che dovevo parlarne. La violenza domestica è un tema ricorrente nella mia vita, e quella psicologica l’ho vissuta sulla mia pelle. Parlando con le mie amiche, ho capito che siamo tutte sulla stessa barca. Il narcisismo è un problema serio, e distrugge le persone intelligenti e sensibili.

Anche io ho rinunciato a delle libertà personali per compiacere qualcuno. Le canzoni sono uno strumento potente per raccontare queste storie. Ci sono tante artiste che lo fanno, come Giulia Mei. È importante portare testimonianze e rappresentare le donne. L’altro giorno mi sono arrabbiata leggendo un articolo su Ariana Grande, che sembrava una novità che si scrivesse le canzoni da sola. Nessuno si stupisce se lo fa Post Malone. C’è ancora tanto da fare. Dobbiamo andare oltre il discorso del “posso spogliarmi, non posso spogliarmi”. Dobbiamo parlare di cose importanti, come il pay gap, l’aborto, i diritti delle persone trans e non binarie. La libertà è in pericolo, e il femminismo è una parte di questa lotta.

Chiudiamo con una domanda leggera: quali sono tre canzoni tue che consiglieresti a chi non ti conosce?

Mamma, Tempesta ed Eclissi. Rappresentano le mie tre anime.

Pagina Instagram Giorgieness

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