Giovanni SucciLa Tempesta Dischi pubblica oggi Con ghiaccio, di fatto il primo disco di inediti pubblicato a nome Giovanni Succi, essendo stati i due precedenti – Il conte di Kevenhüller (Tarzan Rec., 2012) e Lampi Per Macachi (Wallace Rec./Audioglobe, 2014) – rivisitazioni di opere altrui: il primo una lettura per sola voce dell’ultima opera di Giorgio Caproni, il secondo un tributo personale a Paolo Conte.

Oggi per la prima volta dagli esordi Giovanni Succi presenta le sue canzoni nei panni di se stesso. L’album è stato anticipato dalla title-track, che rappresenta un vero e proprio manifesto: un rap anomalo su base kraut, in cui l’artista di Nizza Monferrato si mette a nudo.

Giovanni Succi traccia per traccia

C’è giusto un filo di (auto)ironia in Artista di nicchia, che tra citazioni zappiane e sonorità minimal (eufemismo) riesce a far sorridere e inquietare nel contempo. Si procede con una piuttosto oscura Remo, che però si evolve verso aperture panoramiche anche sorprendenti.

Si rappa un po’ mentre si racconta Bukowski, decisamente in linea con lo scrittore dedicatario del pezzo, almeno per il testo e il carattere, anche se poi quella raccontata è un’esperienza giovanile del tutto personale, con dinamiche sintetiche ossessive che tolgono il fiato.

Traspare dolore autentico da Sipario, che viaggia sempre attorno al palco, come tutto il resto del disco fin qui, con suoni attutiti che fanno emergere le qualità di interprete di Succi (“Certi posti sono belli/perché poi te ne vai”). Il giro racconta in modo ossessivo il tentativo, riuscito, di seguire una tappa ciclistica nell’Alessandrino, in un climax che diventa quasi un recital.

Si tiene alta la tensione con Tutto subito: tracce sporche e suoni voluminosi, voce che strappa, controcoretti ironici, intermezzi rock’n’roll e con sax, curiosità varie. Satana prosegue con idee sussurrate, un vago retrogusto western, immagini stravaganti, un finale synth pop in totale controtendenza.

Le alternanze “tranquillo ma inquietante”/”concitato ma inquietante” proseguono con la furibonda Salva il mondo, tra immagini flash di finta beneficenza. Arriveremo in pedalò è una sorta di gospel, ritmato e notturno, basato su pochi elementi eppure piuttosto incidente.

Elegantissimo è altrettanto notturna, anche più sommessa, e rappresenta il racconto di un post concerto, malinconico e con speranze davvero limitate. Si chiude con la title track Con Ghiaccio, una canzone finale in aumento ritmico, sorretta dal basso e sempre più intensa e a incisività crescente.

Che dire: era ora. Era davvero ora che Giovanni Succi mettesse la propria sensibilità peculiare e ribollente di un disco completamente a propria firma, che mettesse in fila sensazioni che possono far pensare ai Cave, agli Waits, ai Conte senza intaccare minimamente la personalità di un autore/cantautore/musicista in grado di raccontare, cantare, sorprendere.

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