Qualche goccia di pioggia ha rinfrescato l’Arena del Mare poco prima dell’inizio della quinta serata del Goa-Boa Festival 2017, quella che ha mescolato artisti molto diversi tra loro, a cui è impossibile dare una definizione. La prima parte di spettacolo ha visto avvicendarsi due gruppi genovesi, i Wrong Side e i Cartabianca, mentre la seconda ha avuto come protagonista l’energia prorompente di Tonino Carotone e la carica balcanica dei Dubioza Kolektiv. La serata inizia un po’ in ritardo rispetto al cartellone, il Village è affollato di persone che ingannano l’attesa mangiando, bevendo e curiosando tra le bancarelle. Quando l’avviso sulle norme di sicurezza richiama l’attenzione sul palco principale, tutti pronti vicino alla transenna per assistere e sostenere i primi artisti a salire sul palco: Jacopo Pagano, Carlo Silvestri, Mariasole Calbi e Angelo Carta, i Wrong Side, che presentano su un palco così importante il loro primo album Punkalypso, tutto in inglese, che ha visto la luce da poco meno di un mese. I ragazzi sono giovani ma ci sanno fare, e hanno già la loro discreta fetta di pubblico.
Rapido cambio palco ed è il turno dei fratelli Fausto e Francesco Ciapica, che insieme formano il duo Cartabianca. Piuttosto conosciuti dal pubblico genovese, anche per la loro presenza all’interno di UGA (Unione Giovani Artisti), che contribuisce a consolidare la scena musicale e artistica del capoluogo ligure, e non solo. I due ragazzi calcano il palco del Goa-Boa Festival per la seconda volta, dopo l’esibizione dello scorso anno. Grazie al grande successo della loro campagna di raccolta fondi sulla piattaforma Musicraiser pubblicheranno il primo disco, che si intitolerà Finalmente e la cui uscita dovrebbe essere prevista per la fine del 2017. Sul palco hanno eseguito alcuni dei brani che faranno parte di questo primo album, come Domenica (cinismi da spiaggia), Melina (dedicata a Melina Riccio, artista di strada molto nota in quel di Genova), e Stramalodio, che ha fatto cantare in coro il pubblico presente. A esibizione finita si intrattengono a parlare con il pubblico e a scattare qualche foto con la solita dose di ironia che li caratterizza.
È poi il turno del caliente mattatore di folle di Pamplona Tonino Carotone, che con il suo circo di musicisti fa ballare tutta l’Arena del Mare e intrattiene il pubblico con la sua verve travolgente. La scaletta vede susseguirsi pezzi del suo repertorio, come la nuova uscita L’amore non paga, Mariano e l’immancabile Me cago en el amor, e canzoni rubate alla tradizione come Tu vuò fa l’americano e Ragazzo di strada, grande successo de I Corvi degli anni ‘60, accesa dalla passione latina dell’artista spagnolo. Con lui sul palco c’è una band affiatata e di grande talento, che per oltre un’ora tiene il palco in scacco e gli occhi puntati. Durante l’esibizione, Tonino accende il suo immancabile sigaro, che diventa protagonista, insieme a lui, di molti scatti dei fotografi; tra una canzone e l’altra non manca la voglia di scherzare del matador, e non perde occasione per ringraziare ed esprimere il suo affetto per il nostro Paese.
Si spengono nuovamente le luci, è di nuovo cambio palco. Stavolta è il turno di un gruppo piuttosto numeroso, piuttosto numeroso, piuttosto… giallo. Sono i Dubioza Kolektiv, bosniaci, che dal 2003 fanno Ska, Punk, Raggae politicamente scorretto, come amano raccontare. Il pubblico presente apprezza decisamente lo stile del gruppo, che sale sul palco dopo un audio messaggio ironico, preparato in lingua italiana, che avverte su tutto quello che non si potrebbe fare durante un concerto per omologarsi alle norme europee, ovviamente invitando implicitamente a fare l’esatto contrario. Davanti alla transenna arriva un gruppetto di fans con tanto di bandiera della ex Jugoslavia al vento, che cantano a squarciagola e ballano fino allo stremo, alcuni abbandonando addirittura le scarpe vicino al palco. Effettivamente la potenza energetica del gruppo è difficilmente contenibile, e raggiunge ogni angolo del Porto Antico. Ancora una birra e poi a nanna, che è lunedì, anche se non sembra.
Foto e testo di Chiara Orsetti