Whatever, disco breve è il nuovo album dei God of the Basement, il primo in lingua italiana, in uscita per Stock-a Production.

Whatever, disco breve è un dissacrante schiaffo in faccia sin dal suo titolo e dal suo artwork. I God Of The Basement, ragione sociale abbreviata nell’acronimo GOTB, tornano con un album, il terzo in discografia, in uscita in vinile e digitale, che rappresenta una svolta significativa nel loro percorso. 

Per la prima volta, la band fiorentina – composta da Tommaso Tiranno (voce), Enrico Giannini (chitarra e sampling), Rebecca Lena (basso e visual art) e Alessio Giusti (batteria) – ha deciso di sperimentare con la lingua italiana, mantenendo però l’impronta musicale di matrice angloamericana che ha caratterizzato i brani fino a oggi.

Il titolo dell’album, Whatever, disco breve, riflette con ironia la realtà contemporanea, in cui la musica viene spesso consumata nei ritagli di tempo, in maniera frammentaria, se non distratta. GOTB risponde alla sfida dell’ascolto con un lavoro conciso, della durata di circa mezz’ora.

L’attitudine è punk-rock nello sposare la causa del “less is more”, con piglio maggiormente ruvido rispetto al passato e ciononostante sempre ludico. Whatever, disco breve è stato concepito per essere fruito dall’inizio alla fine, mantenendo alta la soglia dell’attenzione ma anche lasciandosi andare perché, alla fine, “chi se ne frega”.

Whatever, disco breve si basa sul legame tra uomo e macchina: un concetto che ha guidato l’intera realizzazione del disco.

God of the Basement traccia per traccia

Dopo un’Intro che inizia discorsi di mescolanza sonora, si procede verso il Bivio, che illustra la necessità di avere una fede per essere accettati. Una fede religiosa vista in modo un po’ critico, affiancata da suoni molto potenti e insistiti, con qualche glitch a deviare dal percorso.

Si striscia bassi con Serpe al suolo, pezzo particolarmente inquieto e anche minaccioso, dominato dai bassi e da un ritmo un po’ ciondolante. A procedere così si arriva al Delirio, pezzo che arriva ad alcuni parossismi sonori ricchi di vibrazioni, con la voce che per lo più sussurra.

Viaggia in senso dub Ogni cosa ha già il suo Nome, che fa pensare anche a nomi sorprendenti (Manu Chao) ma che si imbeve del sound dei GOTB senza troppi compromessi.

Acqua alla gola rimane su sensazioni che non sono molto lontane dal dub, ma le vibrazioni qui si fanno ancora più consistenti, fino a idee drum’n’bass molto potenti.

Ecco poi Misera, molto fitta e anche piuttosto vertiginosa: la ricerca di uno scopo per la serata spinge a considerazioni non molto positive. Si chiude con Agata della Pietà, che sorprende con toni da ballad, per quanto sintetica.

Variano i suoni e variano gli umori nel disco dei God of the Basement, che pur mantenendo alto il muro del suono riescono a proporre variazioni ritmiche e di intensità che consentono anche alle sottigliezze del testo di arrivare all’ascoltatore in modo interessante.

Genere musicale: alternative, rock

Se ti piacciono i God of the Basement ascolta anche: Carmelo Pipitone

Pagina Instagram God of the Basement

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