Gorilla Pulp, “Mask Off!”: recensione e streaming
Disponibile in digital download, in streaming, in cd e in vinile Mask Off! (Ammonia Records / Tufo Rock Records) è il nuovo disco dei Gorilla Pulp, stoner rock band viterbese. Il lavoro, composto da dieci brani e anticipato dal singolo Don’t Jump The Fence, già disponibile su tutte le piattaforme, è un viaggio di ispirazione morriconiana acid western e tra le più chiare influenze della cultura hard’n’heavy del modello british anni ’70: Thin Lizzy, Sabbath & Zeppelin Style con riferimenti moderni grazie all’utilizzo di whammy e groove garage in pieno stile Swedish Retro.
Il nostro nuovo full lenght nasce nel periodo prepandemico e viene registrato a cavallo del primo post covid. Il nome deriva dal gioco di doppio senso tra il togliere la famosa mascherina alla quale eravamo abituati e quello della propria maschera, quella che una persona potrebbe indossare per farci sembrare altro. Proprio qui cerchiamo di sdoganare quest’ultimo riferimento, motivando il fatto di essere sempre se stessi a suon di rock’n’roll.
Gorilla Pulp traccia per traccia
Il punto di partenza del disco è la chitarra, sulle atmosfere esplicitamente morriconiane che animano l’omaggio Ennio’s Dusk in the Desert. Ma presto si aggiunge anche il basso, che costruisce i primi giri di I Lose My Mind, rock’n’roll molto aperto e molto diretto.
Sonorità da hard rock classico quelle che si incontrano in Too Many Times, che fa pensare ai 70s e agli 80s per risonanze e mood.
Ecco poi il singolo Don’t Jump the Fence, che accelera nettamente e si fa bruciante, mentre proclama: “We just play rock’n’roll”. Si procede con Yellow Mama, altro episodio ricco di energia ma anche di oscurità.
Si scavalla oltre metà disco con una molto galoppante To Live it Free, agile e muscolare. Indizi demoniaci ma sound fra Foo Fighters e Iron Maiden per Ask Satan to Save Me, peraltro con aggiunta di coda strumentale abbastanza zeppeliniana.
Chitarra e muscoli si sfoggiano in una molto gridata Wicked Days. Tempo poi per una ballatona, intensa e struggente: The Man Who Broke The Time.
Ultimo episodio del disco è Magic Van, che riparte alla carica con energia e vibrazioni.
Semplici e lineari, i Gorilla Pulp sembrano divertirsi molto senza guardare troppo per il sottile e realizzano un disco coerente dalla prima all’ultima nota.