Guy Littell, “One of those fine days”: la recensione
Si intitola One of those fine days il nuovo album di Guy Littell in uscita su etichetta AR Recordings. L’album è preceduto dal singolo Cheating morning, il cui video è disponibile su youtube da Ottobre.
Guy Littell racconta così il nuovo album: “One of those fine days, ancora una volta, parla di me, della mia vita. Credo abbia un sound abbastanza diverso dai precedenti grazie anche alla presenza, in 9 brani su 10, della chitarra elettrica del mio amico Luigi Sabino, che ha uno stile che io adoro”.
“Credo sia un album a metà strada tra quanto fatto in precedenza – quindi sonorità più “alternative” – e un qualcosa che potremmo definire più classico, un mix che trovo speciale. È un viaggio attraverso le mie paure e i miei desideri, un album che celebra la magia dello scrivere canzoni. Il titolo dell’album si riferisce proprio a questo: sarà sempre uno di quei bei giorni, quello in cui scrivi una canzone in grado di emozionarti. Spero di essere riuscito a trasmettere queste emozioni”.
One of those fine days è prodotto e mixato da Guy Littell e Ferdinando Farro, registrato presso lo studio Murotorto di Eboli (SA) e masterizzato da Giovanni Roma presso L’Arte dei Rumori di Marano di Napoli (NA).
Guy Littell traccia per traccia
La prima canzone dell’album è So Special: passo cadenzato, ascendenze folk ma esiti pop-rock, è una partenza dolceamara. Si prosegue con Cheating Morning, che come detto è anche il singolo di presentazione del disco: atmosfere un po’ più tirate e una certa presenza del drumming caratterizzano il pezzo.
Better for me accetta i toni della ballata intima, con la chitarra classica a duettare con la voce. New Records and Clothes torna a correre, con un certo senso di fluidità elettrica. Altra dose di calma e tristezza quella somministrata da Twenty Six.
Si rimane tranquilli, ma con qualche tocco più rumoroso, in Love it. Song from a Dream ha una carburazione più rapida, anche se si tratta di altra canzone non troppo urlata (e particolarmente “neilyounghiana”).
Don’t Hide torna sui toni della ballad acustica e molto notturna. No more nights torna all’alternanza lento/veloce schiacciando un po’ sul pedale dell’acceleratore e seguendo una buona linea di basso. Si chiude con Old Soul, ultima ballata del disco, con acustica ed elettrica che si completano a vicenda.
Guy Littell confeziona un disco apprezzabile, ricco di buone ispirazioni e di canzoni godibili anche quando non originalissime.