Per il momento ha pubblicato soltanto una canzone, Can you feel the sun? Ma Han, acronimo di “He’s a Nobody” ha già messo in pista un buon talento, idee e ha in arrivo anche un ep per quest’inverno. Gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Puoi raccontare la tua storia fin qui?
Da che ho memoria amo la musica, ma ci sono finito invischiato per puro caso. Durante i primi anni delle superiori i miei amici stavano mettendo su una band, senza però riuscire a trovare un cantante. Da appassionato subivo il fascino della sala prove e quindi spesso e volentieri andavo anche io con loro, ma come semplice spettatore. Un giorno per scherzo mi misi a ‘cantare’ ed entrai nel gruppo, in mancanza di alternative per loro. Da lì una serie di cambi di formazione e di stile e pochissime apparizioni dal vivo, fino a maturare la decisione di fare le cose da solo e a modo mio, pur continuando a fare affidamento su quegli stessi amici con cui negli anni mi sono iniziato a formare.
Puoi raccontare come nasce il tuo primo singolo, “Can you feel the sun”?
Nasce a casa mia a Milano, ma non saprei ben dire come. È arrivata dal nulla, come se la conoscessi già e dovessi solo cantarla ad alta voce per ricordarla a chiunque altro. Sono dell’idea che quando una canzone si scrive quasi da sola, senza troppi pensieri, senza troppi sforzi e ripensamenti, probabilmente è una buona canzone e bisogna lasciarla libera di essere.
Della canzone hai proposto anche due remix: come sei entrato in contatto con Demy Labate e Redend e che cosa hai provato ascoltando la loro versione del tuo pezzo?
È stato merito di un amico in comune a cui è subito piaciuto il pezzo e convinto che avrebbe potuto funzionare in un contesto da club, mi ha messo in contatto con entrambi. I due DJ hanno fatto un lavoro secondo me eccezionale, donando nuove sfaccettature alla canzone. Sicuramente sono rimasto spiazzato dal primo ascolto, anche se in maniera assolutamente positiva. Mi auguro di poter ripetere l’esperimento molto presto!
Han: pezzi nati all’improvviso
Hai in preparazione un ep: puoi anticipare che caratteristiche avrà?
Sì, ho intenzione di pubblicarlo questo autunno, probabilmente a novembre. Conterrà tre brani, ho già un titolo e ho completato da un mesetto le registrazioni per quella che probabilmente sarà la canzone di chiusura, una ballata piano e voce sospesa, molto minimale ed eterea. Un altro di quei pezzi nati all’improvviso, tutto in una volta. In questo momento sono alle fasi iniziali della produzione per quello che sarà il singolo di apertura e sono molto eccitato perché si svolgerà quasi totalmente negli Stati Uniti!
Chi è o chi sono gli artisti indipendenti italiani che stimi di più in questo momento e perché?
Mi piace parecchio wrongonyou! Tutti i singoli che ha pubblicato fin’ora sono meravigliosi ed hanno un respiro veramente internazionale, cosa generalmente assente nel panorama nostrano.
Puoi indicare tre brani, italiani o stranieri, che ti hanno influenzato particolarmente?
È difficilissimo, sul serio. Una potrebbe essere ‘Stay (Faraway, So Close!)’ degli U2, la prima canzone che ho cantato con l’intenzione di fare il cantante. ‘Runaway’ di Kanye West, perché ha fatto da passepartout per un intero universo musicale che ho colpevolmente iniziato a scoprire solo negli ultimi anni. Sicuramente Everything In Its Right Place dei Radiohead, perché quando ascolti per la prima volta Kid A a quindici anni da solo sulla veranda della tua casa di montagna, non puoi fare altro che chiederti “Ma cos’è questa roba?!” e sei solamente all’inizio.