Si autodefinisce “cantautore psycho-beat”, ove lo psycho va riferito soprattutto a testi spesso borderline (oppure oltre, il border), mentre il beat si riferisce ai forti legami con la musica inglese, pop, rock e punk, ma con qualche aggancio anche con l’elettropop.
Il cantautore di origine sarda Herbert Stencil pubblica I gelati alla moda, che comincia con Le macerie del tempo: il lavoro si apre su un pulsare elettronico ripetuto, tappeto ideale che introduce la voce filosofica di Stencil.
Si prosegue su percorsi un po’ più incisivi con Ci ho pensato domani, che ha una struttura piuttosto classica con ritornello, con influenze 80s, ma un testo che tende al surreale.
Fortemente parodistico invece il tono di Indie Rock, che se la prende con alcuni vezzi di qualche band e dei seguaci delle medesime, su un’ambientazione sonora piuttosto aggressiva.
Senza si conferma veloce e dai toni punk, incisiva come e più della precedente. Quando andavo al Conservatorio cambia leggermente umore ma le chitarre sono sempre su di giri. Il testo si inoltra in territori sessuali molto ambigui.
Si prosegue con Ammazzerò, che con l’ausilio di una voce femminile prosegue in tono dissacrante, con modalità che si avvicinano ancora una volta al punk.
La title track I Gelati alla moda tratteggia un ritratto ritmato in salsa milanese. Ballata con armonica a bocca invece Il giorno è come me, insolitamente pacata e placata, anche se pizzichi di inquietudine serpeggiano.
Curiosa e folk Palermo Centrale, con forti percussioni, chitarra acustica e una certa dose di preconcetti culturali. Atmosfere diverse ne Il cervello mi è scaduto, che porta memorie di ital-rock di epoche differenti e un battito ritmato.
A proposito di preconcetti culturali e di situazioni borderline, Il mio buco nero non si tira indietro, con sonorità pop-rock ben strutturate.
Glorioso Mondo apre con coretti femminili allegri, e di solito non è un buon segno: e infatti anche questo ritratto/autoritratto frana in modo cospicuo, tra chitarre e batterie rumorose.
A seguire Crollo verticale (ulteriore?), altra dose di pop-rock con elenco di situazioni di una vita in finto equilibrio. Si chiude con Diecimilacento, disperata il suo, su schemi tradizionali con slide guitar.
Non è un mondo decadente, quello di Herbert Stencil, è già decaduto: al cantautore resta poco da fare tranne che puntare il dito, anche contro se stesso e con scarsissimo rispetto per la continenza verbale e per la politically correctness.
Il suo tono a volte feroce a volte ironico è sorretto da una poetica e da uno stile molto personale e da un utilizzo di diversi arazzi musicali che cambiano colori alle canzoni dell’album con una certa efficacia.